Beati invece i vostri occhi perché vedono! [Mt 13,16]
“Mi sa che questo tramezzino è un po’ andato… Dovremo deciderci a cambiare bar: da quando non c’è più Elisa dietro al bancone, è tutto un po’ approssimativo…”. È seduto al solito bar, lungo il Corso pedonale. Si ritrovano lì per la pausa pranzo, da molto tempo ormai. Li aspetta. Lui è sempre il primo ad arrivare. “E pensare che è sparita da un giorno all’altro… come la mia collega, quella del marketing, manco il tfr si è venuta a prendere: andata a vivere in Costa Rica, così dicono. “Cercava vita esotica”, dicono loro. Chissà cosa cerca veramente…”.
Serata francescana con fra Fabio Scarsato, per approfondire e meditare ancora sullo stupendo fioretto francescano del lupo di Gubbio. Approfittando anche della lettura che ne diede niente di meno che don Primo Mazzolari (Francesco d’Assisi e il lupo, EMP, Padova 2016). A Farra di Soligo, nella chiesetta duecentesca di S. Maria dei Broi, durante gli ultimi restauri è emerso un affresco con santo e lupo. Che sia anch’esso il nostro?… Continua
Il tempo “quotidiano” è facile da definirsi e, perciò, da intendere. Basta declinarlo al negativo: non è il tempo straordinario né quello della festa né quello delle sorprese o delle novità. È piuttosto quello, noioso e ripetitivo, che ritma le nostre giornate di tutti i giorni. Alla fine delle quali ci rimane apparentemente molto poco di soddisfacente e di eroico: se non aver compiuto fedelmente il proprio dovere quotidiano. È… Continua
Beati invece i vostri occhi perché vedono! [Mt 13,16]
Finalmente siamo saliti in treno. Abbiamo fatto una corsa dopo l’ultima ora di anatomia, per riuscire a prendere il regionale veloce delle 16.32, che significa: poca gente, posti a sedere liberi, a casa un’ora prima. In pratica il paradiso. In realtà al binario abbiamo dovuto aspettare: “Il treno regionale veloce 3572 arriverà con un ritardo di 12 minuti. Ci scusiamo per il disagio”. Come evitare il solito commento sarcastico: ti pareva…
No, potete aspirare e allargare le narici quanto più volete, ma nelle Fonti Francescane di profumo di nardo non ce n’è neanche una goccia. Nonostante il famoso brano evangelico: «Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo… Continua
La cucina del monastero richiama alla mente ricchezza di tradizioni e saperi culinari, di processi lavorativi, di modalità di cottura e conservazione sedimentatisi nei secoli, custoditi e tramandati dalle cuoche anziane alle giovani, ma anche l’adeguamento ad una rigorosa disciplina alimentare che di regola i monasteri hanno adottato, limitando il piacere alimentare nella convinzione che la crescita spirituale richieda anche una mortificazione corporale attraverso forme di digiuno e astinenza. Così… Continua
Ahi! Ecco una parola di cui faremmo volentieri a meno. Una parola senz’altro poco di moda, nel mondo delle competizioni sportive, negli stadi così come mentre giochiamo a carte con gli amici, ma anche nel mondo del lavoro. Uguale fastidio ci dà anche solo se siamo in fila alla posta o dal medico. Per non parlare di “ultimi giorni”, che già ci stiamo toccando ovunque per scaramanzia! Perché “ultimo” sa… Continua
È inevitabile che Gesù e i suoi seguaci, e prima di loro il popolo ebraico, tanto quanto Francesco, Chiara e i loro compagni e compagne, prima o poi si incontrassero o scontrassero con il potere costituito. Che abbiano dovuto fare i conti con re, imperatori e tutti quei gaglioffi che fanno da contorno ai troni. Perché quelli erano tempi in cui il potere era indiscusso, in qualche modo “divino”, e… Continua
Beati invece i vostri occhi perché vedono! [Mt 13,16]
Un due, un due, un due… Le gambe oggi vanno che è un piacere. Sento il sudore che mi scende lungo la schiena e rinfresca in questo settembre afoso che pare ancora agosto.
Corre ogni giorno alle 5, nel mezzo del pomeriggio. È un rito. Lungo lo stesso parco, della stessa città; lungo lo stesso percorso, fra le stesse panchine, e gli stessi alberi, fra i fiori quando è primavera, fra lo scricchiolio delle foglie secche quando è autunno.
Non saprei dire se la tovaglia, oggetto per noi quotidiano e domestico, lo fosse allo stesso modo anche per le popolazioni della Bibbia. Forse sì, almeno stando alla visione di Isaia: «Si prepara la tavola, / si stende la tovaglia, / si mangia, si beve» (Is 21,5). Ma vorrei provare a sottolineare la valenza “sociale” di questo pezzo di tela più o meno colorato, insozzato di macchie di sugo, lavato… Continua