Un oggetto, la corda, molto quotidiano e banale, ma a quanto pare altrettanto e fortemente simbolico per Francesco e Chiara. A differenza forse di noi, abituati piuttosto a zip, bottoni, velcro e altre diavolerie moderne. Tant’è che i nostri due santi ne fanno un accessorio per niente opzionale per il povero abito che disegnano per i loro seguaci: «Si affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare… Continua
In occasione della GMG 2016, la Conferenza della Famiglia Francescana, che raggruppa i ministri generali del I° ordine francescano, il ministro generale dell’OFS, quello del TOR e la superiora rappresentante degli istituti OSF, hanno scritto una lettera a tutti i giovani, in modo particolare a quelli che parteciperanno alla Giornata mondiale a Cracovia. Il testo può essere scaricato qui: http://www.ofmconv.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5237:curia-ministri-generali-ai-giovani&catid=20:notizie-curia&Itemid=514&lang=it
La Bibbia, da libro sacro qual è, non può che essere piena di altari. Viene direttamente dalle tavole delle nostre case, e forse anche per questo, per l’allusione a condivisione e relazioni fraterne, diventa da subito l’arredo liturgico più diffuso, in quella ebraica come in tante altre religioni. Il primo di cui si abbia memoria biblica, ad opera di Noè, è quello che sancisce la fine del diluvio universale, sul… Continua
«Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10): l’affermazione di san Paolo è perentoria. Come in pochi altri casi riesce però a sintetizzare magistralmente il modo di procedere di Dio. Quel Dio la cui forza «infatti, non sta nel numero, né sui forti si regge il tuo regno: tu sei… Continua
A circa quattro chilometri da Città di Castello c’è l’eremo del Buonriposo, che deve il suo nome proprio al fatto che qui san Francesco vi avrebbe trovato tranquillità e pace. Nelle Fonti Francescane non troviamo traccia esplicita di quest’eremo dal nome così evocativo e agognato (sappiamo solo del soggiorno del santo a Città di Castello in FiorCons 4: FF 1930, e di un eremo da queste parti in Salimbene 16:… Continua
Nella Bibbia, il bacio più famoso, riprodotto da poeti e artisti come per esempio Giotto nella padovana Cappella degli Scrovegni, è senza ombra di dubbio quello di Giuda, che con questo segnale tradisce Gesù nell’Orto degli ulivi, significativamente raccontato da tutti e tre i Sinottici (Mt 26,48-49; Mc 14,44-45; Lc 22,47). Probabilmente perché colpisce la nostra stessa immaginazione che con questo gesto, di solito accostato ad affetti e fidanzamenti, si… Continua
La nebbia è, almeno per chi di noi abita soprattutto dalle parti della pianura Padana, di casa. Per certi versi non ci fa problema perché ci viene data in dote alla nostra nascita: è persino suggestiva nel suo fasciare tutte le cose e renderle impalpabili ed evanescenti. A noi sembra di aggirarci in un mondo surreale, dove tutti i colori sono appiattiti ma solo affinché alcuni di loro possano imporsi… Continua
«Gli uomini di questa “religione” con notevole vantaggio convengono una volta l’anno nel luogo stabilito per rallegrarsi nel Signore e mangiare insieme. Qui, avvalendosi del consiglio di persone esperte, formulano e promulgano le loro leggi sante e confermate dal signor papa. Dopo di che si disperdono durante tutto l’anno per la Lombardia, la Toscana, Puglia e Sicilia» (1Vitry 11: FF 2208). Oggi, 16 maggio, presso la Basilica del Santo a… Continua
Probabilmente se si trattasse di mitologia celtica, ad uso e consumo dei nostri immaginari moderni, la cosa ci dispiacerebbe un po’. Ma nelle Fonti Francescane di querce o simili (rovere, farnia, cerro) non sembra proprio essercene traccia, e neppure dei suoi derivati come sughero o ghiande. A parte un unico episodio che vedremo tra poco. Perciò niente druidi né falcetti d’oro né vischio. La faccenda un po’ stupisce, anche perché… Continua
«E i frati che sanno lavorare, lavorino ed esercitino quella stessa arte lavorativa che già conoscono, se non sarà contraria alla salute della loro anima e potrà essere esercitata onestamente» (Rnb 7,3: FF 24). «E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. E quelli che non sanno, imparino, non per la cupidigia… Continua