Impegno provvidenziale
Martedì V Settimana di Pasqua
Col 3,14-15.17.23.24 Sal 89 Mt 13,54-58
San Giuseppe lavoratore, memoria
Nella Costituzione Pastorale Gaudium et spes (34), si dice riguardo il lavoro: “Gli uomini e le donne, […] possono a buon diritto ritenere che con il loro lavoro prolungano l’opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e donano un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia”.
Ora, guardiamo a San Giuseppe che, nel Vangelo, viene descritto come un uomo umile e mite, pieno di fede, capace di obbedienza e di saggezza: lo è come marito, lo è come padre adottivo, lo è anche come lavoratore.
Gesù è conosciuto dalla gente, stupita dalle Sue parole, come figlio dell’umile falegname di Nazaret. Certo, il Signore è il Figlio di Dio; certo, il Padre che è nei cieli gli ha donato la Sua Sapienza … ma è anche vero che come uomo è cresciuto nell’umiltà, nell’ascolto e nella fede sull’esempio di Giuseppe e di Maria!
Impariamo l’obbedienza dalla vita quotidiana, l’obbedienza “dal e al” lavoro umile; questo ci permette di metterci da parte e far emergere l’opera e la presenza di Dio che ci accompagna, per poter fare tutto nel Suo nome e di buon animo.
Signore Gesù, grazie perché nella Tua Provvidenza ci doni il lavoro, quello che ci sostenta e ci permette di portare nel mondo la Tua consolazione.
Dalla Regola Bollata [FF 8]
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali.
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