La benedizione scambiata per bestemmia
Venerdì V Settimana di Quaresima
Ger 20,10-13 Sal 17 Gv 10,31-42
“Ti lapidiamo perché tu che sei uomo ti fai Dio”. Per la prima volta Gesù viene accusato chiaramente di bestemmia e, per questo motivo, verrà chiesta la sua condanna a morte. Il motivo formale della sua morte sarà racchiuso in poche parole: “Si è fatto figlio di Dio” (Gv 19,7). Ma, in realtà, è la Parola di Dio che si è fatta uomo. Forse anche noi assomigliamo a volte a questi giudei: quanta resistenza ad accogliere Dio che abbraccia la debolezza; quante volte neghiamo i fatti per conservare intatte le nostre idee.
Gesù con la sua vita rivela che ciò che per i Giudei è bestemmia, per lui è benedizione: il ragionamento di Gesù è convincente, perché oltre all’argomento scritturistico, presenta quello delle opere compiute in nome del Padre, per suscitare la fede in chi le vede, perché accogliamo la benedizione del Padre. Gesù viene per amore, per essere accanto ai nostri dolori e perdonare le nostre ambiguità, la sua compassione tocca i nostri passi incerti e le nostre afflizioni. Accogliere un amore così vuol dire rinunciare al senso di onnipotenza che abbiamo di noi stessi. Non ci è proprio facile… Eppure Gesù fa di tutto. Come Geremia, sperimenta la solitudine e l’amarezza per l’ostilità crescente attorno a lui e ritorna nel luogo degli inizi della sua missione, “al di là del Giordano”, per ora lontano da Gerusalemme, dove tornerà per portare a compimento la benedizione per noi.
Donaci, o Padre, di credere davvero nel tuo figlio Gesù.
Dalla Regola non Bollata [FF 69]
Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti, e ci salverà per sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.
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