Come mi conosci?
Venerdì, Feria propria del 5 gennaio
1Gv 3,11-21 Sal 99 Gv 1,43-51
L’evangelista Giovanni scrive che, quando Gesù vede Natanaele avvicinarsi, esclama: “Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità”. È un elogio che richiama il testo di un Salmo: “Beato l’uomo … nel cui spirito non c’è inganno” (Sal 32,2), ma che suscita la curiosità di Natanaele, il quale – sapendo anche bene la sua diffidenza per coloro che vengono da Nazaret – replica con stupore: “Come mi conosci?”. La risposta di Gesù non è immediatamente comprensibile. Non sappiamo che cosa fosse successo sotto il fico, ma è evidente che si tratta di un momento decisivo nella vita di Natanaele. Da queste parole di Gesù egli si sente toccato nel cuore, si sente compreso e capisce: quest’uomo sa tutto di me, Lui sa e conosce la strada della vita, a quest’uomo posso realmente affidarmi. «Come mi conosci?» allora non è un interrogativo, ma è un canto di gratitudine perché Lui, il Creatore, si china verso noi, ci conosce e ci ama, ci dona tutto di sé.
Rabbì, donaci di imparare da te ad amare nei fatti e nella verità.
Dalla vita prima di Tommaso da Celano (FF480)
Studiava con tutta la sua mente e con tutto l’amore di conoscere quale modo e quale via potevano essere più adatti per raggiungere una unione ancora più perfetta col Signore Dio, secondo il disegno e il decreto della Sua volontà. E questa fu sempre la sua unica filosofia, il suo supremo desiderio nel quale bruciò finché visse; e chiedeva a tutti, ai semplici come ai sapienti, ai perfetti come agli imperfetti, come poter raggiungere la via della verità e pervenire a mete sempre più alte.
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