Domenica 30 luglio 2017, XVIIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 13,44-52
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Dalle Fonti
2 Celano 4: FF 584
Afflitti come sono, lo rimproverano di essere pieno di gioia anche nel carcere, e lo giudicano svanito e pazzo. Ma Francesco risponde con tono profetico: «Di cosa pensate che io gioisca? Ben altro è il mio pensiero: un giorno sarò venerato come santo in tutto il mondo». In realtà è così: si è avverato completamente ciò che ha predetto. Vi era tra i compagni di prigionia un cavaliere superbo, un caratteraccio insopportabile. Tutti cercano di emarginarlo, ma la pazienza di Francesco non si spezza: a furia di sopportare quell’intrattabile, ristabilisce la pace fra tutti. Era un animo capace di ogni grazia (Cfr Sir 24,25) e, fino da allora, come vaso eletto di virtù (Cfr At 9,15), esalava attorno i suoi carismi.
Alla vita
La gioia che Francesco riesce a vivere anche nel chiuso di un carcere è proprio quella di chi ha trovato il tesoro nascosto nel campo o la perla di grande valore. Anche la nostra vita ha un tesoro a portata di mano e lo si può trovare anche senza cercarlo. Il contadino della prima parabola non sta cercando il tesoro, sta facendo il suo lavoro, sta vangando faticosamente un campo e scopre la novità. Scaviamo anche noi nella nostra vita e scopriremo la novità. Abbiamo dentro di noi questo tesoro, ma è nascosto e dobbiamo scavare, dobbiamo lavorare quella terra. Perché il campo produca del grano il contadino deve andare a fondo, deve girare la zolla, squartare la terra, capovolgerla; è una ferita, è una rottura. La terra arata è sconvolta, ma se il contadino la graffia, scalfisce o la incide soltanto, la terra non è fertile. Perché possa accogliere il seme e produrre ha bisogno di quella ferita profonda prodotta dall’aratro. Scavando nel profondo si trova il tesoro. Tutto questo non è semplice, ma possibile.
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