La Quaresima in onore dell’Arcangelo Michele sul monte della Verna (I)
Si era, ormai, nel cuore dell’estate e Francesco s’apprestava ad adempiere la quaresima in onore dell’Arcangelo Michele, scegliendo questa volta come meta la quiete pace del Monte dell’Averna.
Così, passata che fu la festa di San Lorenzo, in una di quelle torride giornate d’agosto, accompagnato da frate Masseo da Marigliano d’Assisi, frate Angelo Tancredi da Rieti e frate Leone, s’incamminò verso il Casentino, alla volta del suo monte. Visto dalla valle l’Averna sembra un drago sonnolento, con la cima della Penna in riga con il cielo.
La salita mena dolce fino al passo della Beccia; da lì, il tratturello Anselice ascende ripido, incastonato nella roccia e declina dove il monte si concede ad una piana, che guarda a fronte la Catena del Pratomagno; di sbieco, a sinistra, la Città di Chiusi; innanzi, a destra, tra orli di colline, i borghi di Bibbiena e Poppi; in basso, sotto lo strapiombo, i tetti della Beccia e giù in fondo, dove lo sguardo va a morire, l’alta Valle dell’Arno, sul Casentino, confusa alla Valle del Tevere, sulla Valtiberina. Là, in quella parte del monte in quell’incontaminato spazio “d’austera e ascetica solitudine”, dove aceri e frassini, faggi ed abeti elevano folte le chiome al cielo, si erge, esposta allo strapiombo, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, voluta da Francesco a somiglianza di quella della Porziuncola, unica costruzione in pietra sull’Averna, per esaltare la grandezza della “Madre del Verbo fatto Carne”, eretta tra le umili “celluzze di fruscelle e rami”, edificate dai frati nei loro consueti ritiri spirituali.
Poco oltre l’area del sagrato, stagliata verso il cielo, un’imponente croce in legno rimembra la Passione dell’unigenito figlio di Dio, nato da Maria, asceso al cielo Dio, simbolo imperituro, per le creature d’ogni tempo, della morte che risorge alla vita.
Dalla piana, a ponente, tra quelle pareti rocciose, quegli spazi sospesi tra il cielo e la terra, ove imperano silenzi irreali e l’unico frastuono è lo scuotere nel sottobosco dei fustagni agitati da impauriti corvi, caprioli e daini, per sfuggire agli agguati di lupi e di cinghiali; proprio su quei crespi di rocce incastonate da muschio ed erbe selvatiche, nel giorno in cui fu assunta al cielo la Vergine Maria, Francesco inizia la quaresima, in onore dell’Arcangelo Michele.
(da “Nacque al mondo un Sole” di Nicola Savino/22)
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