S come… specchio!
Oggetto solitamente collegato alla civetteria femminile, pur di diverse fogge e materiali più o meno riflettenti, lo specchio sembra accompagnare la storia dell’uomo sin dall’inizio. E anche il mito, se è di fatto rispecchiandosi nella superficie di uno stagno che Narciso diventò psicanaliticamente ciò che poi è diventato. Anche il linguaggio biblico fa ricorso allo specchio. Poche volte in maniera esplicita: «[La sapienza] È riflesso della luce perenne, / uno specchio senza macchia dell’attività di Dio / e immagine della sua bontà» (Sap 7,26); «Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto» (1Cor 13,12); «E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18); «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era» (Gc 1,22-24). Uno specchio, perciò, molto metaforico e persino spirituale. Tanto che, nella tradizione rabbinica, i profeti ricevevano le loro rivelazioni da Dio attraverso nove specchi, ridotti a uno nel caso di Mosè.
E così, nel bene e nel male, da ricercarsi o da starsene alla larga (cf. Is 3,23), da usarlo come aiuto nel proprio cammino spirituale o da temere come oggetto diabolico, lo specchio entra “pesantemente” di diritto nel linguaggio della spiritualità cristiana, in modo particolare medievale.
È allora inevitabile che, a parte gli Specchi di perfezione di cui anche le fonti francescane sono significativamente piene, sia santa Chiara a menzionarlo esplicitamente. Nel suo dialogo a distanza con un’altra donna, santa Agnese di Praga, facendo di Gesù lo specchio dove ritrovare la propria immagine e bellezza: «Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono i suoi amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato a coloro che lo amano» (3LAg 12-14: FF 2888-2889; cf. 4LAg 13-25: FF 2901-2904). In un altro caso Chiara ha in mente una sorta di “catena vocazionale”, dove specchio diventa ognuna delle sorelle nei confronti delle altre: «Il Signore stesso infatti ci collocò come forma, in esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, che il Signore chiamerà alla nostra vocazione, affinché esse pure siano specchio ed esempio a quanti vivono nel mondo. Avendoci dunque chiamate il Signore a cose tanto grandi, che in noi si possano specchiare quelle che sono esempio e specchio per gli altri, siamo tenute a benedire molto e a lodare Dio, e a fortificarci sempre più nell’operare il bene nel Signore» (TestsC 19-22: FF 2829-2830; cf. la vela della Basilica di S. Chiara ad Assisi, dove Agnese, la sorella di Chiara, ha uno specchio in mano). Rilucidiamo gli specchi che abbiamo in casa…
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/66)
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