Domenica 1 gennaio 2017, MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Dal Vangelo
Luca 2, 16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore VI, 2-3: FF 1104-1105
Tutti i convenuti, a uno spettacolo così impressionante, furono pieni di meraviglia, perché conoscevano bene la vita austera di quell’uomo, e, profondamente commossi dicevano apertamente che una umiltà come quella si poteva, sì, ammirare, ma non certo imitare. Veramente questo fatto, anzi che un esempio, può sembrare un segno (Cfr Is 20,3), come quello che troviamo nel profeta Isaia. Ma in realtà fu una dimostrazione di umiltà perfetta, che insegna al seguace di Cristo la necessità di disprezzare gli elogi e le lodi passeggere, di reprimere il gonfiore e l’arroganza dell’ostentazione e di smascherare le menzogne fraudolente dell’ipocrisia.
Faceva molto spesso azioni di questo genere, in modo da sembrare, all’esterno, un vaso di perdizione (Cfr Sal 30,13) e, così possedere, dentro di sé, lo spirito di santificazione.
Alla vita
Lo stupore e la meraviglia sono atteggiamenti specifici che scaturiscono nell’animo umano dall’incontro con le cose di Dio. La Sua realtà si comunica e ci raggiunge in modalità inaspettate, imprevedibili, inattese; eppure si manifesta, al contempo, in forme semplici, nascoste, umili, quotidiane, silenziose. E’ proprio questo contrasto a generare in noi lo stupore e la meraviglia: non saremo mai pronti abbastanza ad accogliere e a scoprire ogni volta l’immenso nella piccolezza, l’eterno nell’effimero, la potenza nella debolezza, la grandiosità nelle cose umili, la bellezza in ciò che non attira il nostro sguardo. Dalla vulnerabilità e semplicità di un bambino adagiato in una mangiatoia, allo spettacolo inguardabile ed orrendo della crocifissione, Dio ci raggiunge e ci attira a sé e l’animo si scioglie attonito di fronte a ciò che mai avrebbe scelto o creduto possibile ma che al tempo stesso riconosce come proprio e familiare. Anche quando tutto questo accade nella vita di un uomo, di un santo, proviamo attrazione e paura per qualcosa da noi distante eppure avvertito quanto mai desiderabile e riconosciuto come nostra vera identità.
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