Dal capitolo delle “stuoie”al “memoriale propositi” di Onorio III
Intanto Francesco, per non permettere svolte radicali all’originaria formula di vita evangelica, ritenne opportuno rielaborare, con una stesura più compiuta e corrispondente alla fisiologia dell’Ordine, la Regola oralmente approvata da Innocenzo III.
Aiutato da Cesario di Spira, gli dettò le nuove norme, con lo stesso stile e con gli stessi contenuti di quella autorizzata dal Papa, arricchita da citazioni, tratte da fonti bibliche, integrate dal dotto Cesario.
A lavoro ultimato, la Regola fu consegnata al tutore Ugolino, per porla all’approvazione dei frati nell’ormai imminente Capitolo Generale. Quel giorno di Pentecoste, oltre cinquemila frati affollavano l’area della Porziuncola; la piana di Rivotorto era tutta un pullulare di stuoie, stese a coperture delle capanne dei frati, un immenso tappeto ondulato al vento, visto dall’alto dei colli Assisani: mai una folla così grande aveva sino allora pacificamente invaso quell’area verde e quieta.
Notata fu l’assenza del Cardinale Ugolino, inviato – si disse – da Onorio, quale legato pontificio in Lombardia; era presente in sua vece il Cardinale Raniero Capocci.
In apertura dei lavori, dopo le consuete orazioni di rito, Francesco, come primo atto, in ossequio alla bolla papale sul noviziato, incaricò il portoghese Antonio d’insegnare ai frati, in particolare a quelli addetti alla predicazione, la sacra teologia nella città di Bologna. Chiamò poi a presiedere il Capitolo frate Elia Coppi e lo proclamò Vicario dell’Ordine, dopo di che si mimetizzò, sperso, nella folla dei frati e uscì di scena.
In quel Capitolo delle “stuoie” furono deliberate diverse norme, tra le quali la divisione delle “Province” in sub-territori, definiti “Custodia”, e una nuova missione in Germania, affidata questa volta a Cesario di Spira, Tommaso da Celano e Giordano da Giano.
Nel Capitolo non si parlò affatto della Regola dettata da Francesco a Cesario né fu posta all’approvazione dell’assemblea plenaria.
L’omissione si presuppone attribuibile all’assenza di Ugolino, forse volontaria e concordata con frate Elia, che certamente aveva letto quel testo, nel quale non risultava “soddisfatta l’esigenza di un’attenuazione sostanziale del rigido idealismo francescano”, privo delle sollecitate innovazioni, e pertanto non confacente all’impostazione nuova e più elastica, che lo stesso Elia, in accordo con il Cardinale e con buona parte dei Ministri, intendeva imprimere all’Ordine; e questi decisero così di soprassedere e prendere tempo.
Poco più tardi, sulla scia del clamore destato da quel Capitolo, Onorio III approvò il “Memoriale Propositi”, una Regola di vita della società dei “Fratelli e Sorelle della Penitenza”, strettamente connessa all’Ordine dei Frati Minori.
La Regola di questi penitenti, conosciuta come “Terzo Ordine”, fu certamente avallata, se non addirittura scritta di proprio pugno, dal Cardinale Ugolino, per il quale quella confraternita rappresentava un importante nucleo religioso, efficace a fare proseliti da contrapporre alle consociazioni eretiche. Francesco ritenne il “Terzo Ordine”, se non proprio estraneo, comunque una congrega di uomini e donne legati alla vita mondana, incapaci di donarsi pienamente al Signore.
(da “Nacque al mondo un Sole” di Nicola Savino/18)
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