G come… gemito!
Gemere fa parte di molte stagioni e di molti accadimenti umani, fino a farne quasi una costante del nostro vivere: «Si logora nel dolore la mia vita, / i miei anni passano nel gemito» (Sal 31,11)! E la Bibbia ne registra fedelmente le infinite occasioni. Gemono gli empi «pentiti» del male fatto al giusto (Sap 5,3). Ma geme anche, «senza volerlo» e «amaramente», il marito della donna malvagia (Sir 24,18). Gemono evidentemente, ed è scontato, i feriti (Ger 48,36) e i moribondi (2Mac 6,30; Gb 24,12). «Quando governano i malvagi, il popolo geme» (Pr 29,2), gemito quanto mai di attualità, mentre alla caduta di Ninive «le sue ancelle gemono / con voce come di colombe» (Na 2,8). Le quali colombe dovevano ben essere famose per il loro verso lamentoso, perché anche i peccatori in Israele gemono «come le colombe delle valli» (Ez 7,16). Sappiamo per esperienza che si geme davanti al corpo senza vita di familiari e amici, come fanno i frati, che già erano prorotti in gemiti in capitolo al momento della rinuncia di Francesco al governo dell’Ordine (2Cel 143: FF 727), davanti alla salma di Francesco (1Cel 117: FF 524; lo stesso per la morte di Chiara: LegsC 29: FF 3251). Anche i nostri capi potrebbero gemere per la nostra condotta non ineccepibile (Eb 13,17; la Bibbia Cei 2008 traduce con «lamentandosi», ma la parola sia greca che latina è «gemendo»). Gemono i prigionieri (Sal 79,11), e lo capiamo bene, ma geme all’occasione anche il bestiame (Gl 1,18). Fino al punto, in questa fratellanza cosmica, da far scrivere a san Paolo che, gemendo noi «interiormente aspettando l’adozione a figli», allo stesso modo «tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22-23). Il gemito si mescola anche nelle preghiere del giusto: «Mi ricordo di Dio e gemo» (Sal 77,4; cf. Ger 9,9; 2Mac 11,6).
Allo stesso modo san Francesco: «Inoltre, da allora, non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi. Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo. Incontrò, un giorno, un suo intimo amico e, avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime» (2Cel 11: FF 594; secondo 3Comp 14: FF 1413, l’episodio avviene piuttosto nella solitudine del bosco attorno alla Porziuncola). Lo stesso Francesco, del resto, aveva gemuto anche implorando la Vergine Maria per essere aiutato a capire che cosa dovesse fare della sua vita (LegM 3,1: FF 1051). Anche se, a dire la verità, «quando pregava con i frati, evitava assolutamente le espettorazioni, i gemiti, i respiri affannosi, i cenni esterni» (LegM 10,4: FF 1181).
Del resto, come fare diversamente? Se persino Dio «geme come i flauti» davanti al male dei suoi figli (Ger 48,36), siamo certi che egli ascolta i nostri gemiti (cf. Gdc 2,18)! Se persino un insospettabile come lo Spirito Santo utilizza la stessa strategia, egli che «viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26)…
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/59)
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