È anche colpa mia!
Nessun dubbio che nella Bibbia si parli anche di castigo divino. Il diluvio universale, la storia di Noè e l’arca sono sufficienti a dimostrarlo (Gen 6,5ss). Forse, però, certe immagini o certe espressioni servono più a noi per facilitarci la comprensione che per descrivere realmente un Dio furibondo che si vendica sulle sue creature. Anche perché, come aveva ben compreso Giobbe, il duello è impari e perso in partenza per noi. Voglio dire, se Dio avesse voluto risparmiarsi arrabbiature e seccature aveva solo da non crearci, o da farci con lo stampino: tutti buoni e allineati. O da abbandonarci al nostro destino: che c’arrangiassimo! Invece egli è Amore, perché «non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mc 2,17). Che proprio perché raggiunti dalla misericordia di Dio possono andare e provare a non peccare più (Gv 8,11)…
Certo è interessante che non solo nel cristianesimo ma un po’ in tutte le espressioni religiose dell’umanità le catastrofi naturali siano state intese come una forma d’ira della divinità di turno. È interessante, mi sembra, per la comunione che di fatto si proclama tra noi e il creato tutto: se stanno male gli uni, sta male anche l’altro, se stanno bene gli uni, sta bene anche l’altro. E viceversa, naturalmente. Del resto, per tornare per un attimo al nostro Noè, bestie e animali vengono travolte dal diluvio, ma bestie e animali si salvano anche assieme sull’arca. San Paolo lo esprimerà chiaramente: «L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19)! Intuiamo allora fin dove arriva la fraternità con tutte le cose create cantata da san Francesco nel Cantico di frate Sole (FF 263). Fraternità che è anche nella rispettiva limitatezza e imperfezione. E nella sofferenza che reciprocamente ci si infligge.
Per cui, siccome Francesco ricorda ai suoi frati che «siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati» (Rb 17,7: FF 48), e che «in questo possiamo gloriarci, nelle nostre infermità e nel portare sulle spalle ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Am 5,8: FF 154), io vorrei fare coming out: non so se anche chi convive o chi ama qualcuno dello stesso sesso commetta peccati (penso di sì, come tutti del resto…), ma, oltre a coloro che avessero anche delle colpe oggettive, se c’è a tutti i costi da cercare un peccatore colpevole per il terremoto: è anche colpa mia!
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