Domenica 4 settembre 2016, XXIIIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Luca 14, 25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Dalle Fonti
Privilegio della povertà: FF 3279
Gregorio Vescovo, servo dei servi di Dio, alle dilette figlie in Cristo Chiara e alle altre ancelle di Cristo, viventi in comune presso la chiesa di San Damiano, nella diocesi di Assisi, salute e apostolica benedizione. E’ noto che, volendo voi dedicarvi unicamente al Signore, avete rinunciato alla brama di beni terreni. Perciò, venduto tutto e distribuitolo ai poveri, vi proponete di non avere possessioni di sorta, seguendo in tutto le orme di colui che per noi si è fatto povero, e via e verità e vita (cfr Mt 19,21). Né, in questo proposito, vi spaventa la privazione di tante cose: perché la sinistra dello sposo celeste è sotto il vostro capo, per sorreggere la debolezza del vostro corpo, che con carità bene ordinata avete assoggettato alla legge dello spirito.
Alla vita
La fede rende liberi: essa ci libera da quegli ostacoli interni ed esterni che rendono il cammino faticoso, incerto e titubante. La fede ci fa muovere passi certi nella sequela del Cristo. La fede ci fa riconoscere il vuoto del nostro cuore e ci aiuta a colmare quel desiderio di vita piena. Com’è fredda la nostra vita quando ci si allontana da Dio! Al calore del suo amore l’esistenza è scaldata e resa feconda. La grande sfida oggi è arrendersi a Dio, lasciare sia Lui a reggere il timone della nostra vita. Solo l’amore, ha l’ultima parola, esso travalica ogni confine fisico e biologico, ci proietta in spazi e tempi infiniti, converte dolori e debolezze. Solo l’amore ci rende felici e realizza la nostra speranza; l’amore è quel linguaggio che dischiude quel senso profondo racchiuso nella vita umana.
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