La via è una voce
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27).
Quando mi chiedono di dire qualcosa attorno alla “vocazione”, risuona in me questo versetto evangelico che ascoltiamo quest’anno nella quarta domenica del tempo di Pasqua. Nella voce di Gesù vibra l’amore per ciascuno di noi, un amore che sgorga da un ascolto profondo, personale, che parte da lontano, dagli inizi silenziosi della nostra storia. Come conosce il Signore i nostri tragitti, ricordando anche ciò che noi non sappiamo conoscere! Ben più di noi considera tornanti e sentieri, svolte e salite, pianure e discese, tratti e passaggi che il tempo ci fa dimenticare o la memoria conserva con alterni sentimenti. Nella voce di Gesù c’è l’attesa del Padre. È questa la vocazione di ogni uomo: essere atteso, pazientemente attirato e incontrato, perché fiorisca tutta la sua libertà. Nei solchi del nostro intimo percepiamo la Voce che si fa conoscere – e suscita risposte quando le nostre voci si lasciano muovere dal Suo Respiro – là dove nella verità stupiamo di noi stessi tra fragilità e grandezze e impariamo per umile esperienza la misericordia: questo Suo incessante prendersi carico del nostro essere presenti a noi stessi, al mondo, agli altri… all’Assoluto cui ciascuno anela, a volte senza sapergli dare un nome o confondendo i tratti di quel che dura, assolutizzando-divinizzando tante piccole e grandi tensioni di potere. Prendendo sul serio la vita del nostro cuore, cominciamo a distinguere la voce del Pastore. Mi viene in mente l’invito che fa Chiara d’Assisi (1193-1253), nel suo Testamento, alle sue sorelle, mentre riconosce che tra i maggiori e quotidiani benefici che il Padre delle misericordie elargisce, grande è quello della vocazione e, perciò, occorre conoscerla…come un atto di ri-conoscenza! Allora possiamo stupirci, come Angela da Foligno (1248-1309), che – narra nel suo Memoriale – dal Signore stesso sente rivolgere a sé queste parole: «Non ti ho amata per scherzo». Ascoltando quella Voce possiamo vedere la dimora che ci custodisce mentre viviamo il nostro tempo di pellegrini, come Camilla Battista da Varano (1458-1524) alla quale, ricorda lei stessa nella sua Autobiografia, fu mostrato il Cuore di Cristo, con incisa in lettere d’oro la scritta “Io ti amo Camilla”. Ma basterebbe l’ordinarietà della vita, se i nostri passi si allenassero al ritmo dell’attenzione. «Quante volte lungo il cammino ci sentiamo oppressi, ma se il nostro cuore fosse più chiaroveggente, come sentiremmo che Gesù si accompagna a noi, adeguando il suo passo al nostro», scrive Sorella Maria di Campello (1875-1961). La Via è una Voce…
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