Domenica 22 maggio 2016, SS. TRINITÀ
Dal Vangelo
Giovanni 16, 12-16
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Dalle Fonti
1 Celano, 85: FF 469
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Alla vita
Eppure, proprio nell’essere autenticamente protesi alla “perfetta letizia”, un in-sopportabile (ovvero, lasciando intimamente e-mergere portamento e postura appropriati ad ogni) gravame viene a coloro, sui quali non è mai mancata la materna solerzia del benedicente abbraccio paterno (Lc 15,20). Im-possibile, infatti, sostenere con le sole proprie forze l’azzardo evangelico, emergente dalla rotta messianica che il figlio dell’uomo ha tracciato nella traversata del sacro, lungo le ambiguità del suo codice. Presso queste acque insidiose il ‘divisore’ (‘dià-bolos’), da sempre e prontamente, at-tenta la qualità di Dio – il suo volto misericordioso -, volendone con l’inganno ripiegare ed ultimamente inghiottire la verità nella enigmaticità della sua natura ineffabile (Gen 3). Il soffio del vento, che viene dall’alto e che ben conosce la rotta, veglierà il travaglio e consolerà degli sforzi profusi coloro che lasceranno emergere il volto di Dio dalle trame delle loro esistenze per la voce del principe della pace e del suo evangelo.
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