Domenica 1 maggio 2016, VIª DI PASQUA
Dal Vangelo
Giovanni 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Dalle Fonti
1 Celano, 71: FF 444
L’uomo di Dio Francesco si era abituato a cercare non il proprio interesse, ma soprattutto quanto vedeva necessario alla salvezza del prossimo, e sopra ogni altra cosa desiderava di essere liberato dal corpo e stare con Cristo (Fil 1,23). Per questo il suo maggior impegno era di tenersi lontano dalle sollecitudini terrene, così che neppure per un istante la polvere mondana potesse fare ombra e turbare la luce e la pace della sua anima. Si rendeva insensibile a tutti i clamori esterni e, raccogliendo tutti i suoi sensi esteriori e dominando ogni movimento dell’anima, viveva assorto nel solo Signore. Come è detto della sposa nel Cantico dei Cantici: Nelle fenditure della roccia e nei nascondigli dei dirupi era la sua abitazione.
Alla vita
L’assoggettamento paziente del figlio dell’uomo alla definitività delle coordinate – che la verità di Dio traccia nella traversata dell’umano – esige in modo conseguente e inaggirabile una sua presa di posizione nei confronti della violenza, fin dall’“in-principio” incombente minaccia sulle sorti del mondo e la bellezza dei legami in esso goduti. Con la stessa mansueta forza che dal nulla chiama ogni cosa all’esistenza (Rm 4,17), il principe della pace si è lasciato violare (Is 53,3ss), dis-chiudendo irrevocabilmente fonti di acqua viva (Gv 4,13s; 7,38; Ap 21,6; 22,1.17), le sorgenti della pace dal bel mezzo di sé (Gv 19,34; Ef 2,14ss). Le energie miti che rendono saldo il mondo (Sal 92,1s) hanno il potere di reggere l’impossibile urto della violenza che tenta con maliziosa ossessione di prevalere come logica gerarchizzante l’umana socialità – inescusabile per-versione: persino nel nome del Dio di pace (non poco grave, in questo senso, la responsabilità sulle spalle ecclesiastiche). E, quotidianamente, di sfamare in modo sovrabbondante la fraternità pacificata (Mt 6,11; Mc 6,41ss; Gv 6,11ss), messianicamente condotta all’origine di ogni benedizione.
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