Opere di misericordia spirituali – Consolare gli afflitti
Ieri ci siamo lasciati col biglietto di Francesco a Frate Leone. Francesco garantisce a Leone che egli potrà sempre andare da lui per essere consolato, se lo vuole. Persone come Frate Leone, insicure, ansiose, fragili psicologicamente, bisognose di essere ascoltate per chiarirsi dentro, si incontrano dappertutto. Ci sono anziani che si sentono e sono considerati inutili, perché improduttivi; ci sono persone con handicap fisici e psichici e ci sono i loro familiari, anch’essi emarginati; ci sono individui accasciati da disgrazie, che lentamente sono diventati misantropi, scontenti. Ci sono gli immigrati che spingono alle nostre frontiere.
Le afflizioni sono espressioni di una sofferenza così intensa e continuativa, da generare la prostrazione dell’animo e l’oscuramento della speranza. Le cause? Le più disparate: una malattia fisica di cui non si conosce la natura e l’esito; un momento di gravi difficoltà economiche (un debito che non si riesce a pagare, la stretta dell’usura…); il deterioramento dei rapporti familiari; la perdita di stima nell’ambiente di lavoro… L’esito? L’angoscia: si ha l’impressione di non farcela più, di trovarsi come in un tunnel di cui non intravede l’uscita, percependosi isolati, abbandonati.
L’opera di misericordia allora è «con-solare», cioè stare con le persone sole. Può essere considerata la traduzione, nei limiti dell’umano, dell’alleanza biblica. È importante infatti in simili momenti angoscianti sentire a fianco qualcuno disponibile a camminare insieme e insieme cercare una soluzione. Le due cose vanno abbinate. L’opera di misericordia per essere efficace deve proporsi di sollevare dall’angoscia. Perciò ci si deve adoperare per individuare le cause dell’afflizione e rimuoverle. Talvolta le afflizioni colpiscono intere popolazioni o comunità, a causa di emergenze, quali il terremoto, inondazioni, siccità, guerre… Si è in presenza di un dramma collettivo, nel quale soccombono anzitutto i membri più deboli. La consolazione in questi casi deve coinvolgere tutta la comunità cristiana.
Da chi origina la consolazione? Questo brano di S. Paolo ci ricorda che la consolazione ha Dio Padre come origine.
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione. (1 Corinzi 1,3-7).
Dio non ci lascia soli, desolati. C’è un tempo di prova dove Dio è sempre con noi. Dio è con il solo, con chi pensa di essere solo. Possiamo a nostra volta essere con il solo e consolare l’altro se siamo stati consolati da Dio per mezzo di Cristo.
Quando la consolazione è efficace? È efficace se riesce non tanto a provocare una gioia passeggera, qualcosa di molto più importante : la capacità di portare su di sé le sofferenze, la capacità di partecipare alle sofferenze di Cristo.
È il senso profondo di una delle pagine più famose dell’intera letteratura francescana, il capitolo VIII dei Fioretti più noto come l’episodio della perfetta letizia (FF 1836), che ha sempre come protagonisti Francesco e Frate Leone. Non è perfetta letizia dare grandi esempi di santità, fare miracoli, conoscere scienze, scritture e segreti delle cose, e nemmeno convertire tutti gli infedeli, ma accettare pazientemente – una volta giunti a Santa Maria degli Angeli – di non essere riconosciuti e di essere cacciati via in malo modo. «Perfetta letizia» è accettare la croce del Signore: «Io ti dico – conclude Francesco – che, se avrò avuto pazienza e non mi sarò inquietato, in questo è vera letizia e vera virtù e la salvezza dell’anima».
Che cos’è allora la consolazione? La consolazione è quasi sempre dare un’interpretazione diversa alla realtà che ci fa soffrire. Ciò che ci consola è avere dentro di noi il pensiero di Cristo sulle nostre afflizioni. Perché, in realtà, ciò che ci affligge veramente è l’interpretazione che il mondo, la carne e il demonio ci danno delle nostre sofferenze. Davanti ad una qualsiasi sofferenza il mondo inizia a dirci: «è inutile», la carne continua con: «è inumana», e il demonio: «è una fregatura». Invece Gesù Cristo ci rivela che se soffriamo è semplicemente perché si rivelino in noi le opere di Dio. Si riveli cioè che Dio sta facendo un’opera salvifica, utile ed umana attraverso la croce che ci mette davanti. Essa diventa il luogo dell’incontro con Lui.
L’importante è non avere uno sguardo pietistico sull’afflitto. Questi non cerca un’altra persona che pianga su di lui ma qualcuno che lo guardi come Cristo. Ciò che ci consola e ci salva infatti è lo sguardo di Cristo :
Guardate a Lui e sarete raggianti e non saranno confusi i vostri volti.
La consolazione anticipa il giorno in cui Dio stesso tergerà le lacrime di ogni volto. Anche il nostro.
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