Cono d’ombra sul terzo millennio
«Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti»
dall’Enciclica Laudato Si’ di papa Francesco
Il terzo millennio s’aprì con la ferocia di un apocalittico scenario di morte: l’attentato al Word Trade Center di New York. Nulla fu più come prima e la reazione di forza del poi assunse il rilievo simbolico dell’antagonismo religioso: Dio e Cesare si fusero e si confusero con l’attacco americano alle milizie talebane in Afghanistan e, più tardi, con lo scoppio della seconda guerra del Golfo.
Su un panorama crepuscolare di un mondo belligerante, ad acuire ancor più la tensione ci pensò, nella seconda metà del decennio, un’acuta crisi economica che, iniziata in America, ebbe ripercussioni devastanti sul sistema bancario, diffondendosi su scala planetaria.
La civiltà della finanza, capace di rimuovere in tempi reali flussi monetari grandi quanto intere ricchezze di una nazione, manifestò per intero la sua fragilità ed ebbe come risvolto più evidente sull’economia reale quello di attivare un processo inarrestabile di deindustrializzazione e di destabilizzazione dei sistemi e degli apparati.
Dall’epocale crisi della civiltà dell’opulenza, il bandolo della ripartenza andava ricercato con coraggio, ma anche con determinazione, nelle aree meno contaminate dai reperti dell’ormai archeologia industriale del secolo XX, condizionando la ripresa ad un totale rivolgimento delle logiche capitalistiche e post-capitalistiche, con un ridisegno complessivo di prospettive innovative eque ed eco-compatibili della produzione e del profitto.
Purtroppo, però, piuttosto che mirare ad una più razionale ed umana gestione delle risorse, si preferì come sempre assecondare l’oligarchia di occulti gruppi di potere spietati e senza scrupoli, che disinvoltamente saccheggiano l’ambiente, distruggono identità e culture, educano all’odio, allo spreco e all’abuso.
Pertanto, il nuovo che emerge, in questo scorcio di secolo, rafforza l’iperliberismo anarcoide ed invasivo, con uno sradicamento dei diritti umani, con marcate ingerenze sull’autodeterminazione dei popoli e degli Stati.
Il giro di boa di una civiltà degradata può realizzarsi solo attraverso una rinnovata rinascita coscienziale, con la «consapevolezza che siamo una sola famiglia umana, non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettono di isolarci, e perciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza» (papa Francesco, dall’enciclica Laudato si).
In quest’epoca di smarrimento è più che mai opportuno rimembrare la parabola del “Ricco stolto”: «La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: “che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?”, e disse: “Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: ‘Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; riposati, bevi, divertiti”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio» (Lc 12,16-21).
(Spunti francescani per un nuovo ri-nascimento/4)
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