Domenica 16 agosto 2015, XXª Tempo Ordinario
Dal Vangelo
Giovanni 6,51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Dalle Fonti
Regola di santa Chiara VI,6-9: FF 2790
E affinché non ci allontanassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte di nuovo scrisse per noi la sua ultima volontà con queste parole: «Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine (cfr Mt 10,22). E prego voi, mie signore e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardatevi molto bene dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per l’insegnamento o il consiglio di alcuno».
Alla vita
Siamo di fronte a una Parola che ci richiama un sacco di domande scomode. Ahimè molto scomode! Di quante cose inutili ci nutriamo, noi? Cibi che, spesso, sono “veleni” per il nostro organismo e il nostro spirito. La grande catechesi di questo capitolo 6 di Giovanni ci ricorda che è solo Gesù il nostro “pane quotidiano”, colui che può sfamare la nostra fame di senso della vita. E noi, uomini e donne del terzo millennio, come rispondiamo a questa provocazione di Gesù? La liturgia eucaristica che oggi celebriamo, segno sacramentale di questo mistero, fonte e culmine della nostra esistenza di cristiani, quanto “sfama” la nostra esistenza? Quanto riesce ad influenzare le scelte quotidiane della nostra vita? Il rischio è di uscire dalla Messa così come siamo entrati. Chiara e le sue sorelle hanno risposto in un modo specialissimo a questo richiamo, sulle orme del loro padre Francesco, abbracciando la santissima povertà. Oggi, se volete, questa scelta così radicale ci viene proposta come modello concreto per “testare” la nostra adesione a Gesù, pane di vita.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.