M come… maiale!
Davvero contorto il destino del maiale! Comincia alquanto male: proibito ufficialmente dalla Bibbia mangiarne le carni, come del resto dal Corano (sura 2, 173), perché considerato animale impuro (Lv 11,7-8), forse anche per motivazioni socio ambientali. E finito per diventare nel linguaggio biblico l’immagine, la metafora stessa dell’infedeltà: «uno presenta un’offerta [al tempio] e poi sangue di porco» (Is 66,3; cf. Is 65,4). Così non si devono gettare le perle ai porci (Mt 7,6), appunto considerati indegni nonché incapaci di apprezzare tanta bellezza. Ma peggio era stato insinuato nell’Antico Testamento: «Un anello d’oro al naso di un maiale, / tale è la donna bella ma senza cervello» (Pr 11,22). Una mandria di porci può poi diventare la nuova “casa” dei demoni, una legione!, scacciati da Gesù dall’indemoniato geraseno (Mc 511-13), finiti tutti annegati nel lago. Tra la disperazione degli abitanti della zona, che «si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio» (Mc 5,17). E, infine, pascolare i maiali, desiderando mangiare le stesse carrube di cui si cibano loro, è il culmine della vita depravata del secondogenito famoso (Lc 15,15-16; cf. 2Cel 121: FF 706)! La faccenda è talmente seria, che sarà proprio per non cibarsi di carni suine che i sette fratelli Maccabei, sostenuti anche dalla loro madre, si lasciarono torturare e uccidere (2Mac 7)!
Con queste premesse, capiamo bene perché altre ricorrenze del termine “maiale” o sinonimi non ve ne siano in tutta la Bibbia. Del resto, la storia del maiale non continua meglio: dalla fama che si è fatto di animale sporco e violento, all’epiteto “porco!”. Generalmente usato non per fare certo un complimento a una persona… Eppure, il nostro maiale non è mai mancato nelle stalle dei contadini: perché mangia qualsiasi rifiuto commestibile, ma soprattutto per la bontà della carne. Sotto forma di insaccati, prosciutti o costine alla brace. Molti di noi si ricorderanno ancora della festa, di solito attorno a gennaio, attorno all’uccisione del maiale. Davvero strano destino quello del maiale: vituperato, insultato, considerato “fuori legge”, ma persino compagno immancabile nelle nostre campagne. E ricercato alimento prelibato! Così importante, che “nulla si butta via del maiale”!
Un po’ meglio sta il maiale raffigurato di solito ai piedi di sant’Antonio abate (i religiosi Antoniani ne usavano il grasso per curare il “il fuoco di S. Antonio”). Ma pochi sono i maiali anche nella vita di san Francesco. Intanto papa Innocenzo III, alla sua richiesta di approvazione della Regola, lo invita ad andare piuttosto a svoltolarsi nel brago dei maiali (Ruggero 6: FF 2285). Un cilicio di porco indossava invece santa Chiara (LegsC 12: FF 3192). Ma la più famosa è la maiala del monastero di S. Verecondo. Maledetta da san Francesco perché si era divorata un agnellino, e subitaneamente schiantata morta (2Cel 111: FF 698). Poi, anche nelle Fonti Francescane di maiali non ce ne sono altri. Che almeno però si prendono la loro piccola rivincita sulle tavole dei frati: «secondo il santo Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro messi davanti» (Rb 3,14: FF 86)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/24)
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