La preghiera come relazione

La preghiera come relazione

Nei Vangeli Gesù non solo parla di Dio come Padre, ma si rivolge a Lui chiamandolo così (cf. Mt 11,25; Lc 23,46). In Mc 14,36 troviamo l’appellativo che Gesù usa per rivolgersi al Padre, cioè “Abbà”, papà. Esso esprime una relazione, tra Gesù e il Padre, fatta di affetto, fiducia, abbandono, pronta e filiale obbedienza, fino al momento culminante della croce.
Mi piace pensare che questa relazione tra i due non sia stata da subito così intima e profonda e per nulla scontata, solo per il fatto che Gesù era il Figlio di Dio, ma che sia il frutto del Suo continuo rivolgersi al Padre per comprendere meglio la Sua volontà, per attingere la forza per aderirvi, per trovarvi affetto, per affidargli a volte le sue fatiche…
Anche nell’esperienza di Francesco la relazione con il Signore si è costruita pian piano. All’inizio, infatti, affascinato da Lui, comincia a cambiare, a disprezzare le cose che prima amava, a ritagliarsi dei tempi di preghiera, “senza tuttavia farlo interamente, perché non si era ancora del tutto sciolto dalle vanità mondane” (3Comp 7: FF 1403). Man mano che Francesco sperimenta sempre più l’amore di Dio, la relazione si fa più profonda e la fiducia cresce, così egli, nella preghiera, “dialoga con il suo Signore: rende conto al Giudice, supplica il Padre, parla all’Amico, scherza amabilmente con lo Sposo” (cf 2Cel 95: FF 682). Francesco, davanti a Dio, non ha paura di sentirsi creatura fragile bisognosa di perdono, di aiuto, ma, nello stesso tempo, fa anche esperienza di Lui come amico e sposo. Una relazione che conosce tempi sereni, intimi, ma anche momenti in cui fare verità diventa importante.
Tutto questo è possibile anche per noi, anche se non è immediato e richiede un cammino costante. Come le relazioni interpersonali, per crescere, hanno bisogno di tempo, fiducia, sincerità, condivisione… così quella con Dio.
Egli per primo desidera intessere una relazione con noi, sta alla nostra porta e bussa, se noi gli apriamo e gli diciamo il nostro si, allora siamo chiamati a fare la nostra parte perché questa relazione cresca e lo facciamo proprio attraverso la preghiera personale, intesa come momento di incontro, di ascolto, di intimità con il Signore e, proprio come Francesco, potremo sperimentarlo a volte come Giudice, a volte come Amico, a volte come Padre o Sposo, ma sempre pieno di misericordia.
Dal crescere della relazione con il Signore ne trarranno beneficio anche le nostre relazioni interpersonali che diventeranno sempre più autentiche, gratuite, libere… Il Signore ci doni di saper coltivare e custodire il rapporto con Lui.

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ARTICOLO DI: Raffaella Cavalera

“Raffaella Cavalera, licenziata in Teologia spirituale, presso la Facoltà Teologica del Triveneto.”

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