Martedì fra l’Ottava di Pasqua
At 2,36-41 Sal 32 Gv 20,11-18
“Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse: «Rabbunì!»” (Gv 20,16)
L’esperienza pasquale di Maria Maddalena testimonia l’intimità come luogo in cui cresce la relazione con il Signore. Egli si svela a Maria e allo stesso tempo, con la sua Parola, la aiuta a entrare in profondità. Nell’ascolto della voce di Gesù, della sua Parola, il discepolo è conosciuto e si riconosce per quello che è veramente. Gesù infatti è il Buon pastore che conosce le sue pecore e chiama ciascuna per nome (cf Gv 10,1ss). Tuttavia, pur essendo profondamente personale, la relazione con Gesù non è mai chiusa in se stessa ma apre all’amore per l’altro. Maria si rivolge a Gesù chiamandolo “Rabbunì” che significa “maestro mio”, ma Egli la ammonisce di non trattenerlo, anzi. Gesù Risorto comanda a Maria di andare dai fratelli per annunciare anche a loro la gioia della Pasqua: Egli ci fa partecipi della Sua stessa vita, il Padre suo è Padre nostro, il suo Dio è Dio nostro.
Dalla Leggenda Maggiore [FF 1066]
[Durante il cammino discutevano con i compagni] se dovessero passare la vita in mezzo alla gente, oppure dimorare in luoghi solitari. Ma Francesco, il servo di Cristo, non confidando nell’intraprendenza propria o in quella dei suoi, si affidò all’insistenza della preghiera per ricercare quale fosse su questo punto la disposizione della volontà divina. Venne così illuminato dalla risposta di una rivelazione dal cielo e comprese che egli era stato mandato dal Signore a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo tentava di rapire. E perciò scelse di vivere per tutti, anche per sé solo, stimolato dall’esempio di Colui che si degnò di morire, lui solo, per tutti gli uomini.
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