Dalla liturgia al vissuto/ 2: Angela da Foligno e l’esperienza del Sabato Santo
È indubbiamente questo uno dei passaggi più sorprendenti del Memoriale. L’esperienza di Angela nel sepolcro è descritta con un linguaggio sponsale e sensuale insieme, in particolare il bacio rappresenta il punto di massimo contatto tra la mistica e Cristo, in un gioco di attrazione e seduzione che fonde in uno amore umano e amore divino.
Dopo le cose dette sopra, il giorno di sabato santo la fedele di Cristo mi riferì i meravigliosi momenti di letizia che aveva ricevuti da Dio. Tra l’altro a me frate scriba raccontò che in quel giorno la fedele di Cristo, entrata in estasi, si trovò insieme a Cristo nel sepolcro. Poi disse che aveva baciato prima il petto di Cristo. Quindi lo vedeva disteso con gli occhi chiusi, come era disteso da morto. E dopo gli baciò la bocca. Diceva che da quella bocca sentiva un profumo meraviglioso, piacevole, inenarrabile che usciva dalla sua bocca. Ma disse che qui il tempo fu breve. E poi disse che accostò la sua guancia alla guancia di Cristo, e Cristo pose la sua mano sull’altra guancia e la strinse a sé. Quindi questa fedele di Cristo udì rivolte a sé queste parole: «Prima di scendere nel sepolcro, ti ho tenuta stretta così». Ma lei, quantunque capisse che Cristo pronunciava tali parole, tuttavia vedeva Cristo disteso, con gli occhi chiusi e con le labbra immobili, come quando giaceva morto nel sepolcro. E lei era al massimo della letizia, da non potersi dire.
(da «Angela da Foligno. La croce e l’amore», testi scelti e presentati da M. Ceschia, Edizioni Messaggero, Padova 2014, pp. 49-50)
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