Martedì VI Settimana Tempo ordinario
Gen 6,5-8;7,1-5.10 Sal 28 Mc 8,14-21
Il diluvio narrato nella Genesi ci dice la conseguenza devastante della malvagità dell’uomo, su cui veglia – sempre e comunque – la pazienza di Dio. Nel vangelo, Gesù continua il suo insegnamento e accompagna pazientemente i discepoli che discutono del pane, cioè delle preoccupazioni materiali. Stanno perdendo la pace e la comunione tra loro, perché si sono lasciati “impastare” dal lievito sbagliato, cioè dall’ipocrisia e dalla corruzione. Sono abbagliati da false promesse di gioia e di pienezza. Così non si accorgono che sulla loro barca c’è il solo, unico vero Pane, Gesù, capace di provvedere ad ogni “fame”. San Paolo ci aiuta a capire il significato di questo “lievito”, quando scrive che la pienezza di vita non è nel lievito vecchio, quello di malizia e di perversità, ma negli azzimi di sincerità e di verità (1Cor 5,8). Il pane azzimo ci ricorda la Pasqua del Signore, vittoria su ogni malizia ed ogni morte.
“Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome. (Sal 28)
Dalla vita prima di Tommaso da Celano [FF 467]
Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.
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