Mercoledì II Settimana del Tempo ordinario
Eb 7,1-3.15-17 Sal 109 Mc 3,1-6
“Guardandoli tutt’intorno con indignazione” (Mc 3,5)
Il brano è il culmine di una lunga serie di controversie tra Gesù e i farisei, abili nel discutere, troppo legati a questioni di principio che li hanno portati all’indurimento del cuore e, per questo, in grande difficoltà nel discernere tra bene e male. Una cecità e una durezza di cuore che scandiranno il ritmo del vangelo fino alla croce, che qui già appare all’orizzonte: segno che spegne ogni discussione e annuncia che l’uomo è chiamato a lasciarsi donare ogni cosa da Dio. A chi ragiona con motivi di legalismo che giustificano le omissioni di bene, che non discute le proprie posizioni di giustizia, Gesù riserva uno sguardo pieno di indignazione. Questa indignazione è un’ira senza rancore, non distrugge chi la provoca, anzi: è espressione dell’amore pronto a sacrificarsi fino alla fine per il bene di chi ha il cuore indurito. Sulla croce avrà compimento il servizio di Gesù per la salvezza dell’uomo. La domanda di “mettersi in mezzo” rivolta al paralitico è per riorientare il cuore dell’uomo alla virtù dell’indignazione che esprime disapprovazione di tutto ciò che è male, che è incapacità di accettare passivamente il male, dentro di sé e nel mondo.
Dalle Ammonizioni [FF161] A questo segno si può riconoscere il servo di Dio, se ha lo Spirito del Signore: se cioè quando il Signore compie, per mezzo di lui, qualcosa di buono, la sua «carne» non se ne inorgoglisce – poiché la «carne» è sempre contraria ad ogni bene – ma piuttosto si ritiene ancora più vile ai propri occhi e si stima minore di tutti gli altri uomini.
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