Martedì II Settimana del Tempo ordinario
Eb 6,10-20 Sal 110 Mc 2,23-28 Sant’Agnese
Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato (Mc 2,28)
Il Vangelo ci parla di un episodio di conflitto tra i farisei e Gesù, con un elemento contraddittorio: nel campo ci sono i farisei che contestano la violazione del sabato. Ma strappare delle spighe era meno grave che camminare nei campi. Questo dato, unito all’assenza di elementi di luogo e di tempo, fa propendere per una composizione più che per un fatto storico. L’intento di chi scrive è sottolineare, dopo il tema del digiuno, il contrasto tra la religione dei farisei e il vangelo di Gesù: un contrasto vivo nelle prime comunità cristiane e un rischio della vita spirituale sempre attuale. Come il fariseo, ogni credente può impossessarsi della religione che professa, può “impadronirsi” del sabato. C’è nel cuore dell’uomo una tendenza a “fare proprie” le azioni che compie, comprese quelle religiose, e a considerare i frutti del suo agire come propri. Il sospendere tutta l’attività voleva dire esprimere e riconoscere l’assoluta gratuità del Signore: ogni nostra opera è sua opera. Anche questo passaggio di libertà dal nostro orgoglio non può essere opera tutta nostra, dipende dal Figlio dell’Uomo, signore anche del sabato. Lui compie in noi il passaggio all’obbedienza gioiosa nelle mani del Padre e ci accompagna con la stessa delicatezza con cui lo vediamo difendere i discepoli in questo brano di vangelo.
Dalla Leggenda dei Tre Compagni [FF1420] Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacra al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s’impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.
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