DOMENICA – XXV DOMENICA DEL T. O. – B
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». – Marco 9,30-37
Riflessione biblica – Gesù aveva appena predetto la sua passione e morte e i suoi discepoli stavano già discutendo tra loro su chi fosse il più importante. Avevano frainteso la chiamata di Gesù, interpretandola come opportunità di privilegi e onori, piuttosto che come fonte di umiltà e abbandono in lui. Ecco perché Gesù li esorta a servire i bambini: un bambino non può ripagare chi fa qualcosa per lui.
Riflessione francescana – San Francesco volle che i suoi seguaci fossero chiamati Frati Minori (cfr. FF 23). Dovevano essere fratelli di tutti coloro che li circondavano, ma dovevano anche essere loro servi. Piuttosto che cercare potere e privilegi, come molti facevano ai tempi di san Francesco e fanno ancor oggi, i seguaci di san Francesco devono considerare tutti coloro che li circondano più importanti di loro stessi. Devono essere pieni di un profondo senso di gratitudine ogni volta che sono chiamati a servire i più umili della società.
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