III DOMENICA T.O. – B
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Riflessione biblica Il Vangelo di Marco, nel raccontarci il primo incontro di Gesù con i suoi discepoli, pone l’attenzione sullo sguardo di Gesù: «vide Simone e Andrea ». È Gesù che innanzitutto si accorge di noi, non il contrario. È Lui che per primo fissa il suo sguardo sulla nostra vita. Si accorge di noi prima ancora che noi possiamo lontanamente pensare a Lui, ascoltarlo o prenderlo sul serio. Per quanto possiamo sforzarci di ignorare Dio, ciò non toglie che la fede nasce quando è Gesù a prendere l’iniziativa. Tutti siamo profondamente amati da Lui. Per ognuno Egli ha dato la sua vita. Avere la fede significa sapere questo, ma non avere la fede non significa essere meno amati ai Suoi occhi, o meno preziosi al Suo cuore. Sapere di essere amati, cioè avere la fede, può fare davvero la differenza, ma non saperlo non ci mette fuori da Lui. «Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono». Dovrebbe colpirci la velocità con cui sono disposti a mettersi a camminare dietro di Lui. Ma non è un automatismo. Si può decidere anche di non ascoltarlo, di non prenderlo sul serio, di tornarsene a casa con tristezza e indifferenza. Siamo liberi, ma non potremmo esserlo se innanzitutto Lui non prendesse l’iniziativa di darci una scelta.
Riflessione francescana La libertà è un dono dello Spirito Santo e dei figli di Dio. Chi ama, è libero da schemi e da regole e non è bloccato dalla paura, dal pessimismo, dall’egoismo, dal condizionamento di quello che fanno gli altri. Guardiamo san Francesco che si spoglia nudo in una piazza, lasciando le vesti del mondo e indossando l’armatura della preghiera, della povertà e dell’amore verso tutte le creature. Sceglie come letto la nuda terra e come tetto il cielo stellato e vive in letizia e in fraternità. Il Poverello d’Assisi ha la libertà di parlare con il lupo di Gubbio e di dialogare con il sultano musulmano. Chi è libero è coraggioso, sincero, spontaneo, semplice, autentico e vero. Frate Francesco c’insegna la gioia in un mondo “depresso” e “sommerso” dalla tristezza, c’insegna anche a sposare madonna povertà, cioè a restituire agli altri tutta la “ricchezza di doni” elargitaci dal Signore. Frate Francesco è un maestro di libertà cristiana perché vive, già nel medioevo, la Chiesa in uscita di papa Francesco.
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