Poca apparenza
Lunedì, Natale del Signore
Is 52,7-10 Sal 97 Eb 1,1-6 Gv 1,1-18
Solennità
Quest’anno ricorrono gli 800 anni da quando San Francesco “inventò” il presepe. Il suo desiderio era poter vedere con i suoi occhi il disagio in cui si era trovato il Signore Gesù nascendo tra noi. Quella stessa umiltà dell’incarnazione il Santo di Assisi la contemplava in ogni Eucaristia. Contemplare la povertà, la piccolezza, la fragilità, la nudità di Gesù, che viene anche oggi in mezzo a noi “sotto poca apparenza di pane”, ha il potere di aprire il nostro cuore alla sua grazia. E questo è aver fede: aprire il cuore all’amore concreto e umile di Dio che continuamente si dona a noi nella sua Parola, nei sacramenti, nelle relazioni, nel segreto della nostra coscienza. Chi accoglie questo Amore, ha il potere di diventare figlio di Dio, di veder nascere e rinascere in se stessi la presenza del Signore che ci trasforma in uomini e donne più capaci di amare, strumenti nelle Sue mani perché altri lo possano incontrare.
Venite tutti ad adorare il Signore, oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 469-470]
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! […] Si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena si onora la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al rinnovato mistero. Poi viene celebrato sulla mangiatoia il solenne rito della messa e il sacerdote assapora una consolazione mai gustata prima. A opera della sua grazia che agiva per mezzo del suo santo servo Francesco, il fanciullo Gesù fu risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa.
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