P come… prostituta!
Ce ne sono tante nella Sacra Scrittura, mentre le Fonti Francescane né citano solo una di prostituta. Il mestiere più vecchio del mondo, di volta in volta demonizzato (pubblicamente), romanticizzato (artisticamente: l’indimenticabile Bocca di rosa di De Andrè), assai tollerato (praticamente). È un dato di fatto che non esisterebbero prostitute, spesso vere e proprie schiave del sesso, se non ci fossero loschi papponi e frustrati clienti. Però le prime vengono demonizzate, pesantemente giudicate, offese nella loro dignità. E i secondi?
Così, per quanto citata a proposito e a sproposito, ogni volta ci lascia allibiti l’affermazione di Gesù che le prostitute ci «passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31), assieme, a dire la verità, a pubblicani ed altre indegne categorie sociali e morali. Di prostitute infatti, ci parrà pure strano e poco adatti ai bambini, ma ne sono piene le pagine della Bibbia. E generalmente ci fanno pure una bella figura. Talvolta più di patriarchi, re e devoti discepoli… Sarà perché così la misericordia di Dio ne risalta in maniera tutta particolare, perché del tutto gratuita?
Rimane vero, evidentemente, che anche la legge mosaica diffida di tale categoria, considerata impura (Lv 21,7; Dt 23,29). Ma poi può capitare che le spie del glorioso popolo ebraico in fuga dall’Egitto e prossimo all’entrata trionfale nella terra promessa, si salvino dall’essere scoperte solo grazie all’accoglienza di Raab, prostituta nella cui casa si rifugiarono a Gerico (Gs 2,1-21), l’unica persona che, proprio per questo atto rischioso, si salverà nello sterminio della città (Gs 6,17), la cui fede operosa verrà elogiata anche nel Nuovo Testamento (Eb 11,31; Gc 2,25). Al profeta Osea toccherà invece prendersi in sposa proprio una prostituta, su ordine di Dio, «poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore» (Os 1,2). Dove il concetto di “prostituzione” rende bene il tradimento amoroso dell’uomo nei confronti di Dio (Gdc 8,33; Ger 13,27; Ap 17,5). Gesù non fu da meno. Lodò l’amore intraprendente e passionale della pubblica peccatrice che gli aveva baciato i piedi bagnandoli di lacrime e asciugandoli con i suoi lunghi capelli, preferendola all’integerrimo Simone, fariseo che lo aveva invitato a pranzo (Lc 7,1-50). Del resto, nella sua genealogia, Gesù si ritrova come avi Tamar (Mt 1,3), che per sposarsi il riluttante cognato Giuda, è costretta a travestirsi da prostituta (Gen 38), e la Raab-Racab di cui prima (Mt 1,5).
L’unica sua prostituta, o meretrice, Francesco la incontrò invece o in Puglia, presso la corte di Federico II, o a Babilonia, dopo la visita al sultano d’Egitto. L’episodio sembra infatti lo stesso, ma raccontato con particolari geografici discordi da frate Stefano (FF 2685/1) e dai fioretti: «era una femmina bellissima del corpo, ma sozza dell’anima, la quale femmina maladetta richiese santo Francesco di peccato. E dicendole santo Francesco: “Io accetto, andiamo a letto”; ed ella lo menava in camera. E disse santo Francesco: “Vieni con meco, io ti menerò a uno letto bellissimo”. E menolla a uno grandissimo fuoco che si facea in quella casa e in fervore di spirito si spoglia ignudo, e gittasi allato a questo fuoco in su lo spazzo affocato e invita costei che ella si spogli e vada a giacersi con lui in quello letto ispiumacciato e bello. E istandosi così santo Francesco per grande ispazio con allegro viso, e non ardendo né punto abbronzando, quella femmina per tale miracolo ispaventata e compunta nel cuor suo, non solamente sì si pentè del peccato e della mala intenzione, ma eziandio si convertì perfettamente alla fede di Cristo, e diventò di tanta santità, che per lei molte anime si salvarono in quelle contrade» (Fior 24: FF 1855).
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/15)
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