29 marzo 2015, domenica delle palme e di passione
Dal Vangelo
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco 14,1 – 15,47
Alle fonti
Leggenda dei tre compagni, 51: FF 1460
Terminata l’orazione, il Santo si presentò al sommo pontefice e gli raccontò in tutti i particolari la parabola rivelatagli dal Signore. E aggiunse: «Sono io, signore, quella donna poverella che Dio ama e per sua misericordia ha reso bella e dalla quale si compiacque avere dei figli. Il re dei re mi ha promesso che alleverà tutti i figli avuti da me, poiché se egli nutre gli estranei, a maggior ragione avrà cura dei suoi bambini. Cioè, se Dio largisce i beni temporali ai peccatori e agli indegni, spinto dall’amore per le sue creature, molto più sarà generoso con gli uomini evangelici, che ne sono meritevoli». Questo ragionamento colpì profondamente il Papa, soprattutto perché, prima dell’arrivo di Francesco, aveva avuto anche lui una strana visione.
Gli era parso che la basilica di San Giovanni in Laterano minacciava di rovinare; ma un religioso, piccolo e di aspetto meschino, la sorreggeva puntellandola con le proprie spalle. Attonito e spaventato, il Papa si svegliò e, da uomo riflessivo e perspicace, si concentrò per scoprire il significato di un tale sogno. Pochi giorni appresso giunse Francesco, gli palesò il suo proposito e gli chiese la conferma della Regola che aveva steso con poche semplici parole, servendosi delle espressioni del Vangelo, la cui osservanza perfetta gli stava sommamente a cuore. Il pontefice, considerando il fervore di lui nel servizio di Dio e confrontando la sua visione con il racconto simbolico riferitogli da Francesco, concluse tra sé: «In verità, è questo l’uomo religioso e santo per mezzo del quale la Chiesa di Dio sarà rialzata e sostenuta». Egli abbracciò il Santo e approvò la sua Regola. Autorizzò inoltre lui e i suoi compagni a predicare dovunque la penitenza, con la condizione, per i frati, che avessero il permesso di predicare anche da Francesco. Il pontefice poi confermò in concistoro l’approvazione concessa al nuovo movimento.
Alla vita
Esiste sempre una specie di sproporzione tra l’impegno a cui la vita ci chiama e le nostre capacità e possibilità. Che la storia di un crocifisso diventi la risposta alla storia umana costituisce o una assurdità o un evento in cui si rivela tutta la potenza di Dio. E’ la storia di un uomo piccolo che si consegna povero e smarrito al dolore di tutti per assumerlo su di sé e sostenerlo sulle sue spalle. È la storia di un uomo piccolo e indifeso che si lascia inchiodare assieme a tutti i vinti per abbracciare e riunire tutti gli uomini in una nuova relazione con Dio. E’ la storia di un uomo, figlio di uomo, che nella sua morte proclama la paternità di Dio. Ed egli diventa fratello e compagno di ogni uomo piccolo che si abbassa per offrire le sue spalle a sostegno ella storia cadente e sofferente degli altri. Nel Crocifisso vi è ogni piccolo uomo che si rende disponibile a restare inchiodato sotto il peso del suo mondo, quello che gli è stato affidato. Francesco, i suoi frati, tutti noi, piccoli uomini e fragili nella nostra povera e limitata forza siamo chiamati a chinarci sotto il peso di coloro che stanno cadendo e chiedono di potersi appoggiare su di noi. Il poco che siamo basta per reggere il mondo intero se lo doniamo con quella disponibilità che dette forza a quel crocifisso di morire impotente ma per amore.
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