DOMENICA 27 agosto – XXI DOMENICA T.O. – A
Matteo 16,13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Riflessione biblica
Nel testo odierno del Vangelo di Matteo, viene rivelato il posto assegnato a Pietro, colui che colpisce per l’alternanza di comportamenti così diversi. Osa credere e fallisce, confessa la sua fede in Gesù e rifugge dalla sofferenza, è con Gesù e allo stesso tempo non riesce a vegliare nel Getsemani perché dorme durante la lotta e la paura di Gesù. Pietro è una figura unica, e allo stesso tempo è la “figura base” del discepolo, perché fa quello che i discepoli fanno sempre: nega Gesù e si pente, è confessore e negatore, è coraggioso e debole. E probabilmente proprio per questo motivo è diventato la figura base della comunità della Chiesa. Sfruttando il gioco linguistico fra il nome di Pietro e il termine «petros» che significa «roccia», il Vangelo ci mostra che proprio Pietro con tutte le sue contraddizioni diventa la figura di base che deve trasmettere tutto ciò che Gesù ha insegnato. Possiamo essere grati per l’esempio di Pietro: la fede, i dubbi, il desiderio e il bisogno di ricominciare sempre di nuovo.
Riflessione francescana
Francesco è stato il primo a includere un capitolo sulla missione nella sua Regola. Vi si legge: Ma i frati che vanno per il mondo possono camminare spiritualmente in mezzo agli infedeli in due modi. Un modo è che non litighino e non combattano, ma «per amore di Dio siano sottomessi a ogni creatura umana» (1 Pt 2,13) e confessino di essere cristiani. Questo mandato si applica a coloro che “vanno tra i Saraceni e gli altri non credenti”. I frati devono interessarsi alla gente e inizialmente essere tra di loro come inferiori, come fratelli servitori. Solo dopo aver stabilito queste relazioni, quando l’interesse degli altri è risvegliato e la situazione è adatta, possono procedere alla proclamazione verbale del Vangelo, perché l’annuncio con la vita e l’esempio ha la priorità sull’annuncio a parole. La spiritualità francescana oggi potrebbe essere descritta per punti essenziali come: mostrare riverenza e interesse per le altre culture e religioni, scoprire lì la verità, permettere alla propria fede di essere fecondata, trattare gli altri con rispetto e tolleranza, condividere la vita gli uni con gli altri.
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