Vedersi bene
Lunedì XII Settimana del Tempo Ordinario
Gn 12,1-9 Sal 32 Mt 7,1-5
Gesù non ci invita a chiudere un occhio se l’altro sbaglia. Non è questa la carità, non è questo l’amore fraterno. Il vangelo termina dicendo “allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. È questo il di più a cui il Signore sempre vuole portarci. La correzione fraterna è necessaria, è anzi una responsabilità. Siamo chiamati ad aiutare chi abbiamo intorno a vivere nel bene. Ma per correggere l’altro occorre che prima noi ci “vediamo bene”, occorre che il nostro occhio sia semplice (6,22), occorre cioè che sappiamo guardare a noi stessi nella verità. Avere costante consapevolezza di noi, dei nostri limiti e delle nostre mancanze – la trave nell’occhio! – ci permette di vedere bene anche la misericordia di Dio per noi, la “buona misura” di amore e perdono che il Signore ci dona sempre, anche attraverso la bontà e la pazienza dei fratelli che abbiamo accanto.
Guardate a Lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire (Sal 34,6).
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 640]
Il suo intelletto […] saliva leggero alle altezze celesti e si immergeva puro nella luce. Irradiato in tal modo dallo splendore della luce eterna, attingeva alla Parola increata ciò che riecheggiava nelle parole. Oh, quanto siamo diversi oggi, noi che, avvolti nelle tenebre, ignoriamo anche le cose necessarie! E quale la causa, se non perché siamo amici della carne e anche noi ci imbrattiamo di mondanità? […] Se stabilissimo la nostra dimora nei beni eterni, verremmo forse a conoscere ciò che ignoriamo: Dio e noi stessi.
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