Quale sapienza?
Venerdì IV Settimana di Quaresima
Sap 2,1.12-22 Sal 33 Gv 7,1-2.10.25-30
Gli abitanti di Gerusalemme si fanno domande su Gesù e attendono una parola da parte delle autorità religiose. Giovanni desidera mettere espressamente in rilievo l’ignoranza della sapienza umana, smascherata alla luce penetrante della Sapienza divina. Le varie affermazioni del popolo di Gerusalemme e dei giudei riguardo a Gesù, che sembrano così piene di sicurezza, sono pensieri orizzontali, un giudicare dalle apparenze.
Ciò che dice Gesù sulle sue origini divine provoca la rabbia dei giudei, con il primo tentativo di arrestarlo. Proprio questo tentativo, che non va in porto, rivela l’origine sovrana e divina di Gesù: nessuno può mettere la mano su di Lui finché Egli non lo permette.
Il Signore ci parla, ci istruisce sulla sua persona e noi la possiamo comprendere se amiamo la Sapienza divina, e tralasciamo quella nostra umana.
Signore, donaci un cuore semplice, che tema il tuo nome.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 689]
Quantunque questo uomo beato non avesse ricevuta nessuna formazione di cultura umana, tuttavia, istruito dalla sapienza che discende da Dio e, irradiato dai fulgori della luce eterna, aveva una comprensione altissima delle Scritture. La sua intelligenza, pura da ogni macchia, penetrava le oscurità dei misteri, e ciò che rimane inaccessibile alla scienza dei maestri era aperto all’affetto dell’amante. Ogni tanto leggeva nei Libri Sacri, e scolpiva indelebilmente nel cuore ciò che anche una volta sola aveva immesso nell’animo. “Per lui, la memoria teneva il posto dei libri” (dalla Vita di sant’Antonio abate), perché il suo orecchio, anche in una volta sola, afferrava con sicurezza ciò che l’affetto andava meditando con devozione.
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