Il segno di Caino
Lunedì VI Settimana del Tempo Ordinario
Gen 4,1-15.25 Sal 49 Mc 8,11-13
Il tema del segno lega le letture di oggi. Gesù lo nega in modo categorico a coloro che glielo chiedono. Sappiamo da altri Vangeli che l’unico segno che darà sarà indicare la figura di Giona. E davvero, il segno che ci fa riconoscere Dio è nell’amore del Padre per il Figlio. Un amore così grande che supera la forza della morte e riporta Gesù in vita. Questo stesso amore, misericordioso e fedele, lo troviamo nella storia di Caino. Per quanto sia stato terribile il male di cui si è macchiato, Dio gli impone un segno perché nessuno lo tocchi e possa vendicare Abele uccidendolo.
È vero che la storia di Caino e Abele è immagine di alcune o forse troppe relazioni, segnate spesso dall’invidia, dalla competizione, dalla rabbia che porta a ferire l’altro e se non a ucciderlo, molto spesso a vivere fingendo che non esista. Ma è altrettanto vero che il Signore continua a “segnarci” con il suo amore. Lo fa accendendo continuamente in noi il desiderio di una vera fraternità, offrendoci la Sua Parola che fa verità e donandoci il Suo perdono ogni volta che vogliamo lasciare il male commesso per tornare a scegliere il bene.
Tu sei mia rupe e mia fortezza: guidami per amore del tuo nome.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1079]
E in realtà il santo nutriva grande venerazione e affetto per il segno del Tau; lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto i biglietti che inviava, come se tutto il suo impegno consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo.
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