Restituire il dialogo con Dio
Venerdì V Settimana del Tempo Ordinario
Gen 3,1-8 Sal 31 Mc 7,31-37
Santa Scolastica, memoria
L’udito e la parola sono due facoltà che concretamente e simbolicamente fondano le relazioni tra uomini, e tra gli uomini e Dio. Per gli ebrei lo Shema’ Israel, “ascolta Israele”, è la preghiera più sentita. La storia stessa della salvezza passa attraverso una voce che chiama, un ascolto e una voce che risponde a questo appello. Il sordomuto, che già per la società del tempo è un escluso, impossibilitato ad ogni interazione, ha in quest’ottica un’ulteriore significato simbolico: è colui a cui è precluso il rapporto di ascolto e di risposta con Dio. Ognuno di noi vive una “sordità” alla parola che salva. Ed è proprio qui che interviene Gesù rendendo possibile questo rapporto. L’uomo a cui si aprono gli orecchi e che parla correttamente, è colui che, poi, proclama agli altri il suo incontro e diffonde l’annuncio che è possibile e concreto: “Effatà, apriti!”, non restare chiuso ma entra nella vita.
Signore Gesù, tu fai bene ogni cosa.
Lettera a tutto l’Ordine [FF 216]
Ascoltate, figli del Signore e fratelli miei, e prestate orecchio alle mie parole. Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. Osservate con tutto il vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli. Lodatelo perché é buono ed esaltatelo nelle opere vostre, poiché per questo vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno onnipotente eccetto lui. Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. Il Signore Iddio si offre a noi come a figli.
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