L’àncora sicura
Martedì II Settimana del Tempo ordinario
Eb 6,10-20 Sal 110 Mc 2,23-28
Sant’Antonio abate, memoria
La Parola di oggi, non semplice, nella sua lettura immediata, è una parola di grande speranza e segno della delicatezza e libertà con cui il Signore ci vuole bene. Dal brano della lettera agli Ebrei, accogliamo l’invito che “ciascuno dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento”. È lo stesso zelo che Dio ha con noi, ben espresso con la parola “irrevocabile”. Il suo giuramento – peraltro non necessario – di essere dalla nostra parte è proprio così: non conosce un minimo passo indietro. Lo vediamo anche nel Vangelo come difende i discepoli accusati di violare il sabato. Dio ci difende, è sempre dalla nostra parte, anche quando sbagliamo. Noi, d’altra parte, non sempre riusciamo ad essere così liberi. La rigidità di alcuni manifestata nella parola di oggi può essere anche la nostra. E può portarci, da una parte, a revocare la mitezza e la tenerezza nei confronti degli altri, dall’altra, a rifugiarci nel formalismo.
Ci conceda il Padre di vivere il tempo nella libertà e nella decisione irrevocabile di rimanere solo nella legge di libertà del Signore.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 500]
Francesco, allietato di nuova speranza per l’immensità dell’amore, progettava di ricondurre quel suo corpo stremato di forze alla primitiva obbedienza dello spirito. […] E diceva: “Cominciamo, fratelli, a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco o nessun profitto!”. Non lo sfiorava neppure il pensiero di aver conquistato il traguardo e, perseverando instancabile nel proposito di un santo rinnovamento, sperava sempre di poter ricominciare daccapo.
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