Obbedienza che libera
Lunedì II Settimana del Tempo Ordinario
Eb 5,1-10 Sal 109 Mc 2,18-22
Da Gesù Lui impariamo cos’è obbedire. Non si tratta, come a volte pensiamo ancora, di rispettare in modo rigido una Legge data per sempre. Così facendo, si perde il contatto con la realtà e con l’uomo concreto, con l’umanità che è in noi e accanto a noi. Gesù si è rivestito di debolezza facendosi uno di noi e ci ha fatto dono della sua vita proprio per liberarci da ciò che ci chiude in noi stessi e restituirci una vita nuova, libera dal male, capace di novità di bene. Obbedire come Gesù è vivere in dialogo con il Padre, alla ricerca del bene, guardando ogni volta a chi si ha di fronte, alle situazioni sempre nuove che la vita ci propone. L’importante allora non è capire se bisogna digiunare o non digiunare, ma stare con lo Sposo. Obbedire significa discernere il bene, il meglio da dire, da fare,… rimanendo nella relazione di ascolto e dialogo con il Signore, perché la sua Parola è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Donaci, o Signore, un cuore semplice e umile.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1629]
Un’altra volta […] una donna anziana e poverella […] venne a chiedere un po’ di elemosina al beato Francesco: la poveretta in quell’anno non aveva di che vivere. Il beato Francesco si rivolse a Pietro di Cattanio, allora ministro generale: «Possiamo avere qualcosa da dare alla nostra madre?». Giacché egli affermava che la madre di un frate era madre sua e di tutti gli frati. Gli rispose frate Pietro: «In casa non abbiamo niente da poterle dare oltre tutto vorrebbe un’elemosina considerevole da cui trarre il necessario per vivere. In chiesa abbiamo soltanto un Nuovo Testamento, che ci serve per le letture a mattutino». Ma disse a lui il beato Francesco: «Da’ a nostra madre il Nuovo Testamento: che lo venda per far fronte alle sue necessità […]. E così glielo regalò.
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