Voce umile
Giovedì III Settimana di Avvento
Is 54,1-10 Sal 29 Mt 7,24-30
La grandezza di Giovanni Battista non sta solo nell’austerità della sua vita e nella fortezza del suo carattere. Giovanni ha preparato il terreno al Messia ed è la voce. Lui è voce e non Parola. La voce fa un grande servizio alla Parola e allo stesso tempo, senza la Parola, la voce è un vago suono. Giovanni è la voce che passa, il Messia è la Parola che entra nei cuori. Come dice S. Agostino nei suoi Discorsi: “la voce del Battista prepara la via rompendo il silenzio, risuona per introdurre nei cuori il Signore!”.
L’umiltà poi è il segno che contraddistingue Giovanni. È un uomo che rimane saldo nella sua speranza, senza pretese, ma nella fedeltà. Umiltà e fedeltà, esaltate dal Signore stesso quando definisce Giovanni Battista più che un profeta: è il messaggero di Dio.
Signore Gesù, donaci di essere voce per Te!
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1113]
Una volta, giunto a Imola, si presentò al vescovo della città e chiese umilmente il permesso di convocare, con il suo beneplacito, il popolo per la predica. Il vescovo gli rispose duramente: «Frate, basto io per predicare al mio popolo». Chinò il capo, il vero umile, e uscì. Ma di lì a poco, eccolo di nuovo. Il vescovo, piuttosto alterato, gli domanda che cosa vuole ancora. Umile nella voce come nel cuore, egli risponde: «Signore, se un padre caccia il figlio da una porta, il figlio non può che rientrare dall’altra». Vinto dall’umiltà, il vescovo lo abbracciò e, con volto lieto, gli disse: «Per l’avvenire tu e tutti i tuoi frati avete il mio generale permesso di predicare nella mia diocesi: la santa umiltà ve lo ha meritato».
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