Salite quassù
Sabato XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 11,4-12 Sal 144 Lc 20, 27-40
Sant’Agnese di Assisi, vergine
Alla domanda non proprio limpida dei sadducei, Gesù risponde con una parola potente e chiara. Il suo sembra un discorso lontano dalla nostra realtà. Eppure, ci riguarda da vicino: ogni credente infatti è “figlio della risurrezione”. Gesù vuole chiarire che la risurrezione non è un semplice prolungamento della vita terrena. Vi entrerà tutta la nostra umanità, ma sarà una vita totalmente nuova. Una vita spirituale, certo, eppure non anonima, non impersonale. Giobbe, tra le sue sofferenze, dirà con fede: “Io vedrò Dio, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro” (Gb 19,27). Io stesso e non un altro.
Il vangelo di oggi, quindi, ci parla della vita dopo la morte. Tuttavia, offre una bellissima prospettiva anche per il nostro presente: siamo chiamati già ora a costruire la nostra vita eterna. Perché questa comincia già qui, oggi, nella mia concretissima quotidianità, vissuta in continua relazione di amore e di fiducia con il Signore Gesù. Con la sua morte e risurrezione, lui mi rende “figlio della risurrezione”. Quale mentalità, quale stile, abitudini, modi di pensare e di agire mi chiedono oggi un cambiamento, alla luce di questa novità?
Signore Gesù, Dio della vita, concedici di imparare ad essere “figli della risurrezione” e a confidare nella tua bontà e nella tua potenza.
Dalle Ammonizioni [FF 144-145]
Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. […] E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo».
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