Una porta aperta nel cielo
Mercoledì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 4,1-11 Sal 150 Lc 19,11-28
Nel libro dell’Apocalisse, Giovanni racconta di essere preso dallo Spirito e di vedere la gloria di Dio. Anche nel Vangelo c’è una gloria che deve rivelarsi: le monete d’oro sono come la gloria che Dio vuole manifestare nella vita di ciascuno. Purtroppo, a volte ci comportiamo come il terzo servo, egoista e pauroso. Anche noi impediamo al Signore di venire a regnare nella nostra vita. Per timore o per pigrizia, teniamo stretto quel poco che abbiamo, senza metterlo a servizio del bene. Quando ci preoccupiamo che i rischi siano troppo alti, o eccessive le fatiche, finiamo col nascondere i nostri talenti. Ma in questo modo impediamo al Signore di manifestare la sua gloria, di operare i cambiamenti più belli della nostra vita. C’è un modo per fare spazio alla gloria di Dio in noi: approfittare della libertà che abbiamo di scegliere, di spingerci oltre, di usare la “fantasia della carità” – diceva Papa Giovanni Paolo II – per intuire un modo sempre nuovo di amare e servire i fratelli.
O Signore, i cui doni superano ogni nostro desiderio, rendici forti e liberi nel perseguire la tua volontà, generosi e creativi nel metterci a servizio del bene.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1591]
Il beato Francesco (…) fu assalito per il suo profitto spirituale da una gravissima tentazione (…) E dopo che ormai da due anni era tormentato giorno e notte da quella tentazione, accadde che un giorno, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria, gli fu detta in spirito quella parola del Vangelo: «Se tu avessi una fede grande come un granello di senape, e dicessi a quel monte di trasportarsi da quello a un altro posto, avverrebbe così». Rispose il santo Francesco: «E quale è quel monte?». Gli fu risposto: «Il monte è la tua tentazione». Disse il beato Francesco: «Allora, Signore, sia fatto a me secondo che hai detto». E all’istante fu liberato, così che gli parve di non avere mai avuto quella tentazione.
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