1 NOVEMBRE 2022 OGNISSANTI
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si sedette e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare, insegnando loro: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-12a)
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”. Né la povertà né la sofferenza fino al pianto, né la fame né la sete, né l’essere operatori della pace e della giustizia, costituiscono di per sé l’essenza della beatitudine spirituale trascendente. È la sofferenza a causa di Cristo che ci dona la beatitudine e mette in comunione la nostra sofferenza con quella patita per lui sulla croce, diventando così testimoni, “martiri”, per causa sua. Offrire se stessi, nel nome di Dio, per il bene degli altri è la beatitudine di vivere già, qui e ora, la comunione coll’amore eterno del Signore.
Per San Francesco, la più grande beatitudine (“Perfetta letizia”) non consiste nel successo; anche qualora i frati si moltiplicassero a migliaia sulla faccia della terra, oppure fossero capaci di compiere miracoli straordinari, o avessero tanta sapienza fino a conoscere tutti i segreti della natura e parlassero tutte le lingue del mondo, oppure, infine, fossero in grado con la loro predicazione di convertire tutti gli infedeli alla fede di Cristo; niente di tutto ciò è beatitudine! Per Francesco la beatitudine vuol dire sopportare con pazienza e allegrezza – per amore di Cristo – pene,
ingiurie, obbrobri e disagi, perfino da parte dei propri confratelli. Solo ci possiamo gloriare nella croce della tribolazione e dell’afflizione del nostro Signore Gesù Cristo (cfr. FF 1836).
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