Occhi liberi
Venerdì XXIII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 9,16-19.22-27 Sal 83 Lc 6,39-42
La trave nell’occhio è qualcosa di impegnativo. Possibile non accorgersene? Riusciamo a vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro senza vedere la trave che è nel nostro… È un paragone davvero forte e quasi assurdo, ma che ci dice dell’incapacità di guardare a noi stessi. La trave, che porta in sé anche il significato di albero, ed è comunque un’asse grande, ci allontana dall’altro, ci obbliga alla distanza. Immaginiamola nell’occhio, ci fa sbandare e non vedere davanti a noi. Avere la trave nell’occhio è vivere in uno stato di distacco dagli altri, dalla realtà, senza amare in fondo, ma andando cercando ciò che non va, la pagliuzza appunto.
Il Signore ci indica la strada dell’educazione alla carità, del lasciarci formare da Lui per insegnare ciò che Lui ci indica. Non siamo maestri, ma possiamo imparare bene per seguire e imitare nostro Signore e amare come Lui ama, indicare la via della pienezza come Lui fa. Siamo chiamati ad avere occhi liberi!
Signore donaci la Tua luce e libera i nostri occhi.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 614]
Il beato padre, come elevato al di sopra delle cose terrene, aveva assoggettato con potere meraviglioso tutto quanto esiste nel mondo. Tenendo fisso sempre l’occhio della intelligenza in quella somma luce, non solo conosceva per divina rivelazione ciò che doveva fare, ma prevedeva profeticamente molti fatti, penetrava i segreti dei cuori, conosceva ciò che avveniva lontano, prevedeva e narrava in anticipo il futuro. Alcuni esempi comprovano quanto affermiamo.
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