Che guaio!
Mercoledì XXIII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 7,25-31 Sal 44 Lc 6,20-26
Gesù rivolge parole consolanti a quelli che si ritrovano “mancanti”, affamati di qualcosa: di pane ma anche di benessere, di gioia, di amore, di stima, di giustizia a causa del Figlio dell’uomo. A loro fa promesse di amore e di bene. Poi il tono cambia, e ci provoca sempre l’espressione: “guai a voi”. Mina infatti l’illusione di essere, tutto sommato, perfetti, a posto così, migliori degli altri. Quando ci ostiniamo in questa convinzione, è davvero un guaio. Perché il nostro cuore finisce pian piano per essere “sazio”, il desiderio di Dio per spegnersi. Non c’è più posto per i cambiamenti, per il “di più” di amore e di verità che Gesù vuole offrirci. La vita è già piena di ricchezze, di grandiosità, del plauso degli altri. Forse c’è un apparente benessere, ma presto svanisce perché fragile. I beati sono coloro che invece sono in attesa di una novità di bene per la propria esistenza, che sanno di essere piccoli e si aprono alla promessa di Gesù, alla sua dichiarazione d’amore: ”Vostro è il regno di Dio!”.
Signore Gesù, donaci la fiducia che i momenti difficili, se vissuti in tua compagnia, diventano l’occasione dell’umile verità di noi stessi e della beatitudine da te promessa.
Dal Libro delle Cronache di Angelo Clareno [FF 165]
Diceva ai frati San Francesco: “Chi antepone la scienza alla santità non farà mai progressi, e si fa servo della menzogna chi ambisce le lodi degli uomini. Questi (…) comprometteranno la loro vocazione, cioè la pura e santa semplicità, la santa orazione, l’umiltà e la nostra signora povertà”.
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