Tutto è vostro
Giovedì XXII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 3,18-23 Sal 23 Lc 5,1-11
Gesù parla alla folla e anche Pietro lo ascolta, e lo ascolta tanto, da vicino, stando con lui sulla barca. Probabilmente qualcosa lo aveva già toccato quando Gesù gli chiede una cosa che sembra inutile. Tanto che Pietro lo fa: getta le reti sulla sua Parola. Di fronte al risultato straordinario, la reazione di Pietro è di indegnità. Dice: sono limitato, sono peccatore, allontanati da me. È una verità che riguarda ciascuno di noi. Spesso pensiamo che l’impatto spiacevole con le nostre miserie sia il punto terminale di un cammino. Invece Gesù ci rassicura: “Non temere”, staremo sempre insieme. Lui guarda il limite e il peccato in modo diverso dal nostro, e ci offre sempre un di più, se noi affidiamo le redini della nostra vita a lui. Pietro dovrà fare più volte questo passaggio. Una coscienza umiliata è il miglior punto di partenza per l’opera di Dio in noi, è il suo terreno fertile perché la persona smette di illudersi di essere sapiente e giusta.
Donaci, o Padre, una fede disponibile al tuo aiuto e perdono.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 324]
(…) cominciò a far nessun conto di sé e a disprezzare ciò che prima aveva ammirato ed amato. Non, tuttavia, in modo perfetto e reale, perché non era ancora libero dai lacci della vanità, né aveva scosso a fondo il giogo della perversa schiavitù. Abbandonare le consuetudini è infatti molto arduo: una volta impiantatesi nell’animo, non si lasciano sradicare facilmente; lo spirito, anche dopo lunga lontananza, ritorna ai primitivi atteggiamenti, e il vizio finisce per diventare una seconda natura. Pertanto, Francesco cerca ancora di sottrarsi alla mano divina; quasi immemore della correzione paterna, arridendogli la fortuna, accarezza pensieri terreni: ignaro del volere di Dio, sogna ancora grandi imprese per la gloria vana del mondo.
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