Quando la rete è piena
Giovedì XVII Settimana del Tempo Ordinario
Ger 18,1-6 Sal 145 Mt 13,47-53
Sono diverse le immagini che Gesù usa per aiutarci a entrare nel mistero del Regno, che è il mistero dell’amore di Dio per noi. Sempre le parabole del Regno parlano di un Dio che non è lontano, ma che si fa così vicino da mescolarsi fra di noi, perché tutta la nostra umanità si lasci trasformare dal Suo amore concreto e buono. È l’accogliere la Sua presenza in mezzo a noi che ci fa crescere, portare frutto, giungere a pienezza. Come per la rete del vangelo di oggi, che vien tirata a riva solo “quando è piena”. E, perché ciò si realizzi, occorre anche da parte nostra una certa dose di lavoro, un impegno, una fatica. Al contempo è necessario anche un atteggiamento di attesa, di ricerca, di fiducioso abbandono. Perché solo Dio conosce i modi e i tempi: è in tempi diversi che si attua la salvezza. C’è un tempo in cui bene e male, fuori e dentro di noi, coesistono. A volte il male sembra vincere sul bene. Poi c’è un tempo in cui essi sono definitivamente separati, e il male è gettato via perché il bene porti il suo frutto in pienezza.
Beato chi ha per aiuto il Signore, che rimane fedele per sempre.
Dalla Regola non bollata [FF 71]
Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, nient’altro volere, nient’altro ci piaccia o ci diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono, pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti, di tutti i giusti, di tutti i beati che godono insieme nei cieli.
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