Li riconosceremo?
Mercoledì XII Settimana del Tempo Ordinario
2Re 22,8-13;23,1-3 Sal 118 Mt 7,15-20
L’albero buono produce frutti buoni. Una cosa tanto ovvia… eppure spesso ci sfugge. Come riconoscere le parole, gli atteggiamenti i pensieri che ci avvicinano al Signore, anziché allontanarci? “Dai frutti “. Ma serve una grande sincerità con noi stessi, per smascherare – fuori e soprattutto dentro di noi – quei “falsi profeti…in veste di pecore”. Cioè quegli atteggiamenti apparentemente innocui e mansueti, che però pian piano divorano tutto, come i lupi. Sono gli atteggiamenti formali, che mascherano e giustificano l’egoismo, la pigrizia, la superbia, il tornaconto personale… Anche la prima lettura ci esorta alla verità del cuore. La coscienza del re Giosia, infatti, una volta illuminata dalla Parola di Dio, non può negare il frutto cattivo dell’infedeltà del popolo. Se ne sente addirittura responsabile. Ecco perché si muove, si dà da fare, subito sale verso il tempio. E invita tutti a farlo, a mettersi in ascolto di Dio e rinnovare con Lui una sincera alleanza d’amore. E il popolo aderì all’alleanza.
Padre di misericordia, la tua Parola è la luce benefica e profonda che smaschera ogni falsità. È “spada a doppio taglio” che ogni giorno benedice e purifica. Fa’ che l’accogliamo con disponibilità e trasforma gli alberi cattivi della vita in alberi dai frutti abbondanti e gustosi.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF494]
Quando infatti l’Ordine e religione dei frati incominciava, sostenuto dalla grazia di Dio, a dilatarsi, a innalzare nel cielo, come cedro del Signore, la cima dei suoi meriti, e ad estendere, come vigna eletta, i suoi santi tralci su tutta la terra, il beato Francesco si recò da papa Onorio III, capo della Chiesa romana in quegli anni, supplicandolo umilmente di concedere a lui e ai suoi frati in qualità di padre e signore, Ugolino, vescovo di Ostia.
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