DOMENICA 5 GIUGNO 2022 – PENTECOSTE
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Giovanni 14, 15-16.23b-26
Oggi il Vangelo ci regala una delle frasi più belle di Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Qui troviamo due verbi dello Spirito Santo: amare (capacità incondizionata di donarsi) e osservare (capacità profonda di riconoscere). Possiamo riconoscere solo ciò che amiamo. Per creare un buon rapporto con gli altri dobbiamo riconoscere chi sono, dare spazio alla loro storia, alla loro vita, generando così rispetto e in seguito amore, un amore che non imprigiona né limita l’altro, ma apre a un rapporto di libertà e fiducia. I discepoli di Gesù lo hanno riconosciuto perché hanno tanto amato: il loro è diventato così un amore riconoscente. Dedichiamo adesso qualche minuto a pensare alle nostre relazioni d’amore e riconoscimento.
San Francesco riconosceva e amava profondamente la santa povertà che aveva accolto nella sua vita ed è proprio san Bonaventura che ce lo racconta: “Attraverso l’amore per l’altissima povertà, l’uomo di Dio [Francesco] divenne così florido e ricco di santa semplicità che, pur non avendo assolutamente nulla di proprio tra le cose del mondo, sembrava il possessore di tutti i beni, poiché possedeva l’Autore stesso di questo mondo. Con l’acutezza della colomba, infatti, cioè con la penetrazione che è propria della mente semplice, e con lo sguardo puro della riflessione, egli riportava tutte le cose al sommo Artefice e in tutte riconosceva, amava e lodava lo stesso Fattore. E così avveniva, per dono della clemenza celeste, che egli possedesse tutte le cose in Dio e Dio in tutte le cose” (FF 1353).
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