Domando? No, contemplo!
Venerdì VI Settimana di Pasqua
At 18,9-18 Sal 46 Gv 16,20-23
Vivere alla sequela di Gesù è dare la vita, essere come una donna che partorisce. Quale esempio migliore? La donna non si ricorda più della sofferenza per la gioia di aver dato alla luce un figlio, di aver accolto e portato alla luce la sua vocazione di madre. Il frutto del parto è motivo di custodia, di contemplazione e di gioia. C’è una motivazione che fa vivere. Così anche il discepolo del Signore, che può vivere momenti di pianto e di dolore, quando incontrerà il volto risorto non avrà più domande, ma rimarrà in contemplazione: “Quel giorno non mi domanderete più nulla”, dice il Signore. Si finisce di domandare e si rimane, si contempla, si accoglie l’Amore perché lo vedremo faccia a faccia.
Possiamo iniziare già da oggi a vivere questa esperienza? Mettiamo in campo tutta la nostra fede nel Signore.
Signore Gesù, donaci uno sguardo nuovo e di fede perché possiamo gioire della Tua presenza.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1055]
Poco tempo dopo, lo stesso Spirito chiamò altri cinque uomini e il numero dei frati salì a sei. Fra loro, il terzo posto toccò al santo padre Egidio, uomo davvero pieno di Dio e degno di essere solennemente ricordato. Egli, infatti, divenne in seguito famosissimo per le sue sublimi virtù, come di lui aveva predetto il servitore del Signore, e, quantunque illetterato e semplice, si elevò ai più eccelsi vertici della contemplazione. Egidio per lunghi periodi di tempo si dedicava incessantemente alle ascensioni mistiche e veniva rapito in Dio con estasi così frequenti, che, pur essendo in mezzo agli uomini, sembrava conducesse ormai una vita più angelica che umana. L’ho potuto costatare anch’io con i miei occhi e perciò ne faccio fede.
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