Presenza, assenza
Martedì VI Settimana di Pasqua
At 16,22-34 Sal 137 Gv 16,5-11
Sentire Gesù dire che lascia i suoi, non è facile neppure per noi che lo ascoltiamo dopo molti anni. Ci immedesimiamo nei discepoli che non avranno più la consolazione di vedere i suoi occhi e ascoltare la sua parola, si rattristano. Li capiamo… sono confusi, impauriti. E non è solo una questione affettiva verso il loro Maestro. È anche una preoccupazione missionaria: riusciremo ad annunciare la buona novella? Eppure, Gesù dice: è bene così. Non è facile accogliere questo e la loro tristezza cresce fino ad ammutolirli. Con loro ci chiediamo: perché è bene che tu Gesù non sia qui con noi da qualche parte, in carne ed ossa? L’esperienza concreta di quando qualcuno ci lascia forse ci può aiutare a capire. Quando muore qualcuno a cui abbiamo voluto molto bene, certo c’è il dolore, ma il dono che questa persona è stata, in qualche modo si “fissa” in noi. Diventa più evidente la benedizione che ha rappresentato nella nostra vita, ricordiamo con più chiarezza il suo modo di fare il bene, il suo modo di voler bene.
Qualcosa di simile avviene per i discepoli, con la forza dello Spirito Santo: gli insegnamenti di Gesù si imprimono nel loro animo e il ricordo di Lui si fa più vivo.
Vieni Santo Spirito, ti attendiamo con desiderio. Vieni a ricordarci tutto quello che Gesù ha detto e fatto.
Dalla Regola non Bollata [FF 49]
Lo spirito del Signore (…) ricerca l’umiltà e la pazienza, la pura semplicità e la vera pace dello spirito, e sempre desidera sopra ogni cosa il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
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